425 giorni di lavoro e il Bargello torna a nuovo

Ultimati gli interventi sull’edificio, restaurato per la prima volta dal 1865 quando era carcere e fu in seguito trasformato in museo. La campagna ha portato alla luce dettagli sconosciuti come le firme degli scalpellini che lavorarono alla sua costruzione. L’operazione ha riguardato oltre 12mila metri quadrati di pietra forte e pietra serena pulita e consolidata, 128 stemmi e 124 finestre restaurate

La Torre Volognana restaurata

Dai paramenti lapidei che rivestono la superficie del corpo principale alla torre Volognana, dalle finestre agli stemmi, dal cortile ai cancelli: è la prima volta in 156 anni che il Palazzo del Bargello viene completamente restaurato, con un progetto unitario di revisione complessiva. L’edificio costruito a metà del Duecento è stato, per la prima volta dalla fondazione del Museo (avvenuta nel 1865, quando da carcere fu trasformato nel primo Museo Nazionale dedicato alle arti del Medioevo e del Rinascimento del Regno d’Italia), oggetto di una importante campagna di restauri che lo ha coinvolto nella sua totalità portando alla luce dettagli fino ad oggi sconosciuti. Quindici mesi di lavoro continuativo, che – nonostante la chiusura prolungata del museo a causa della pandemia – hanno permesso al team di 24 persone tra restauratori e operai specializzati di concludere questa operazione a tempo di record, iniziando a innalzare i ponteggi a fine luglio 2020 per smontare gli ultimi tubi innocenti a ottobre 2021, per un totale di 425 giorni di lavoro. La conclusione dei lavori è stata presentata questa mattina con una cerimonia nella sala di Donatella alla presenza delle principali autorità cittadine fra cui il sindaco di Firenze Dario Nardella, l’arcivescovo cardinal Giuseppe Betori e il prefetto Valenti.

Nei decenni passati il Palazzo era stato più volte oggetto di interventi mirati, ma mai prima d’ora era stato messo in opera un intervento di questa portata, un lavoro che ha visto oltre 12mila metri quadrati di pietra forte e pietra serena pulita e consolidata, 128 stemmi e 124 finestre restaurate (tra cui la monumentale finestra del Salone di Donatello), così come i 93 merli e le 199 mensole in pietra. L’intervento a cura delle ditte ITA Consorzio L’Officina – Salvatore Ronga srl e Ditta M.V. Polloni Guido e C. snc, costato in totale 1 milione e 800mila euro è stato finanziato dal Ministero della Cultura. “Questa straordinaria campagna di restauro e revisione conservativa del Palazzo – sottolinea Paola D’Agostino, Direttore dei Musei del Bargello – è frutto di oltre quattro anni di intenso lavoro dell’architetto Maria Cristina Valenti nel predisporre il progetto e la documentazione di gara, coadiuvata dal personale tecnico e amministrativo dei Musei del Bargello, e poi del direttore dei lavori e delle imprese che si sono avvicendate in cantiere per questi mesi, in un periodo critico per il mondo intero. Questo risultato, caratterizzato da un forte impegno nella tutela del costruito storico, è frutto di un nostro lavoro comune e della Direzione Generale Musei e della Direzione Generale Bilancio che ringrazio particolarmente”.

Il Bargello restaurato con in primo piano le finestre della sala di Donatello

In alcuni casi, come per la vetrata del Salone di Donatello e per quelle della Cappella della Maddalena, è stato necessario procedere alla realizzazione di nuovi telai e quindi allo smontaggio completo delle finestre stesse. In particolare, per la vetrata del Salone, è stato realizzato un nuovo telaio sagomato sugli elementi decorativi della finestra, un’operazione che ha richiesto grande perizia sia nelle fasi di smontaggio che nel rimontaggio, date le notevoli dimensioni (è alta 5,40 metri e composta da due pannelli larghi 1 metro e 10 ciascuno). La grande bifora in muratura era stata realizzata da Benci di Cione nel 1345 e come tante parti del Palazzo è stata oggetto di ampi restauri nel corso del tempo. Uno speciale trattamento è stato riservato infine alla torre e alla cella campanaria che, oltre ad essere restaurata, pulita e consolidata ha visto il restauro pittorico degli stemmi dipinti e del leone rampante collocato sulla sommità. “Restaurare i 12.630 mq di superficie lapidea, facciate, torre, cortile del Palazzo, per noi che lo abbiamo vissuto giornalmente è qualche cosa che è andato oltre l’intervento tecnico – ha spiegato il direttore dei lavori, Giancarlo Lombardi -: questa particolare “pelle” di pietra forte,  si racconta, racconta la sua lunga vita mostrandosi attraverso, le diversità di tessitura muraria, le quasi invisibili decorazioni degli archi delle finestre, le ossidazioni della pietra conseguenze degli incendi, e le tante firme degli scalpellini che la hanno costituita, tanti sono gli elementi che permettono la lettura dell’anima di questa pelle del palazzo”.

La torre campanaria

L’enorme superficie in pietra forte e pietra serena che caratterizza il corpus del Palazzo, dalla parte più bassa delle facciate fino all’alto dei merli, è stata pulita, martellinata (ovvero ne è stata verificata, pietra per pietra, la resistenza) e consolidata dove necessario. All’interno del cortile, grazie all’ausilio dei ponteggi, è stata eseguita una pulitura accurata del paramento e dei manufatti lapidei, compresi gli stemmi, che sono stati restaurati direttamente in loco, senza essere calati a terra. Sono state inoltre restaurate le oltre cento finestre dell’edificio, che hanno richiesto interventi “su misura” a seconda della tipologia (finestrature lignee o vetrate con telaio in ferro), che oggi garantiscono una tenuta contro le infiltrazioni d’acqua. “Il Bargello è tornato bellissimo – ha detto il sindaco Dario Nardella ammirando l’intervento – grazie a un accurato restauro eseguito in tempi record. Per la prima volta dopo un secolo e mezzo potremo visitare un palazzo completamente riqualificato e valorizzato. Un segnale importante per la città e per tutto il nostro patrimonio culturale: nonostante la pandemia il mondo della cultura non si è fermato e anzi ha approfittato del forzato stop per investire e per progettare il futuro”.

Con la campagna di restauro poi è stato possibile “mappare” centimetro per centimetro tutta la superficie del Palazzo, operazione che ha permesso di scoprire alcuni dettagli “segreti”, impossibili da vedere dal basso e ad occhio nudo. Come le “firme” degli scalpellini che nei secoli hanno lavorato alla realizzazione o alla manutenzione dell’edificio, ma anche le tracce di pittura o le date incise nella pietra, i dettagli ornamentali scolpiti nei capitelli di marmo e nella pietra forte. “Quando nell’agosto 2020 il Museo del Bargello riaprì al pubblico – conclude Maria Cristina Valenti, Responsabile unico del procedimento e capo dell’ufficio tecnico dei Musei del Bargello – c’erano già i ponteggi nel cortile; i primi visitatori, incuriositi, commentarono in modo ironico che i ponteggi gli piacevano ma chissà per quanto tempo ancora sarebbero rimasti. Oggi potrei rispondere con orgoglio che siamo riusciti a terminare i lavori a tempo di record se si pensa che nel cortile i ponteggi sono stati smontati nel dicembre 2020 e l’intero cantiere è stato smantellato a ottobre di quest’anno”. Per illustrare il risultato di questo straordinario lavoro di restauro, Visivalab ha realizzato un breve video in italiano e in inglese che sarà visibile online sul canale YouTube dei Musei del Bargello a partire da domani 1° dicembre 20021.

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