Arci e Acli: “Senza aiuti rischiamo di morire”

Le due associazioni lanciano il grido d’allarme dopo l’entrata in vigore delle nuove misure per contenere la seconda ondata di pandemia. E Confartigianato aggiunge: “Di certo c’è solo la chiusura alle 18, contributi mai arrivati”

Se non arriveranno aiuti concreti, 1.500 circoli rischiano di morire, e con loro la rete sociale che sostengono, a causa dalla poca chiarezza da parte del Governo”. E’ il grido di allarme di Arci e Acli dopo l’entrata in vigore delle nuove misure adottate dall’esecutivo per contenere la seconda ondata della pandemia. “A oggi – spiega il  presidente Acli Giacono Martelli – permangono riferimenti non chiari rispetto alla nostra tipologia associativa e all’esercizio delle attività di interesse generale. Una situazione di incertezza assurda. Acli e Arci si sono attivate da subito e responsabilmente, anche prima delle disposizioni normative, limitando le proprie attività, adoperandosi per un attento rispetto delle linee guida, adottando specifici protocolli anti contagio, formando i propri dirigenti e i volontari. Durante il lockdown molti di loro hanno contribuito alla coesione sociale delle nostre comunità con una particolare attenzione alle categorie di persone più vulnerabili”.

Jacopo Ferretti è il segretario generale di Confartigianato Imprese

Aggiunge Gianluca Mengozzi, presidente di Arci Toscana: “Le nostre associazioni rappresentano un tessuto associativo di comunità, un presidio del territorio, una insostituibile rete di volontariato che opera per la coesione sociale. Tutto con le risorse delle proprie attività di autofinanziamento e senza gravare sui bilanci pubblici. Ma è diventata ormai necessaria e urgente una chiara collocazione dei nostri presidi all’interno delle misure di sostegno per garantire la continuità della nostra funzione, anche in vista dell’importante intervento di tenuta sociale e di contrasto delle conseguenze della pandemia che ci vedrà agire con ancor maggiore intensità nei mesi a venire”.

E un sostegno alle attività duramente messe in ginocchio dal nuovo Dpcm che impone la chiusura alle 18 per bar, ristoranti pasticcerie, gelaterie e pasticcerie lo chiede anche Confartigianato Imprese Firenze attraverso il segretario generale Jacopo Ferretti. “Di certo appunto – commenta amaramente – c’è solo la chiusura alle 18, per il resto gli aiuti annunciati come imminenti probabilmente si metteranno in coda a quelli previsti dal decreto di agosto che ancora non sono attivi. E’ questa la situazione che stanno vivendo le imprese con questi continui annunci di contributi  mai arrivati ci porteranno alla chiusura definitiva. Quel decreto aveva previsto misure a sostegno delle imprese che lavorano nei centri storici, più colpiti a causa del tracollo del turismo, e a chi acquistava prodotti tipici locali alimentari. Tutto questo è rimasto lettera morta. Per non parlare della cassa integrazione, i cui ritardi sono ridicoli sia per gli imprenditori che l’hanno anticipata che  per i lavoratori che devono ancora percepirla”.

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