La Pala di Bosco ai Frati torna al Museo di San Marco

Il Museo di San marco con la sala dedicata a Beato Angelico

Terminato il grande intervento di restauro di Lucia Biondi durante la pandemia, l’opera che rappresenta il testamento spirituale di Beato Angelico è rientrata nella sala che ospita tutti gli altri dipinti del frate pittore

Siamo con ogni probabilità fra il 1450 e il 1452 quando Guido Di Pietro, poi fra’ Giovanni Angelico, dipinge il suo ultimo capolavoro prima della partenza per Roma, dove poi morirà nel 1555. Allora rivestiva l’incarico di Priore del Convento di San Domenico di Fiesole.

La Pala di Bosco ai Frati

Quel dipinto, La Pala di Bosco ai Frati, da ieri è tornato nella sua sede naturale accanto ai pannelli del contemporaneo Armadio degli Argenti: il museo di San Marco dove adesso svetta nella affascinante sala dedicata al frate pittore, densa di emozioni particolari e fortissime per ogni visitatore che la scopra e vi si accosti con la curiosità e la consapevolezza di essere di fronte a opere di una bellezza sconfinata e senza tempo. Il dipinto è stato restaurato da Lucia Biondi durante la pandemia grazie ai Friends of Florence a cui si deve anche il sostegno per il recente riallestimento della sala. Il Beato Angelico rinnovò con questa prestigiosa commissione, quasi certamente affidatagli da Cosimo il Vecchio,  il suo legame profondo con i Medici e con il loro architetto prediletto, Michelozzo di Bartolomeo. La pala infatti fu eseguita per la chiesa del convento francescano di Bosco ai Frati in Mugello, di cui i Medici erano patroni e che fu progettato dallo stesso Michelozzo.

L’assessore alla cultura Tommaso Sacchi fra le autorità intervenute alla presentazione

L’opera però rappresenta anche il testamento spirituale dell’artista domenicano. La composizione della pala è dominata dalla figura centrale della Vergine affiancata da due angeli, assisa non sopra un trono, ma su un singolare seggio completamente celato da un fastoso drappo dorato, con un cuscino sontuoso di lontano ricordo bizantino, anch’esso dorato. Il manto della Madonna si espande ai suoi piedi fino ad occupare quasi l’intero gradino marmoreo e, inoltre, per la larghezza dell’ampia nicchia sullo sfondo, anch’essa nascosta da un altro drappo dorato di grandi dimensioni. In primo piano, sulla sinistra, sono dipinte le figure dei Santi Francesco, Ludovico di Tolosa e Antonio da Padova, caratterizzate da un forte accento naturalistico. Sulla destra, si vedono i Santi medici Cosma e Damiano e San Pietro martire. Con il restauro, durato un anno, il dipinto ha riacquistato i suoi valori pittorici, l’estrema trasparenza e luminosità.

“La pala, accostata alla sua predella già restaurata alcuni anni or sono, può essere ora ammirata grazie al supporto sempre costante  dei Friends of Florence nella rinnovata sala del Beato Angelico –  afferma Stefano Casciu, Direttore regionale musei della Toscana -. Il magnifico restauro ha restituito i valori più sottili di questa tavola sontuosa e allo stesso tempo essenziale, che ancora una volta dimostra i legami sotterranei tra l’arte del Beato Angelico e le contemporanee esperienze della pittura fiamminga”.

L’opera nel suo complesso è una mirabile sintesi fra la sfarzosità di un’opera cortese e la semplicità francescana, sostenuta dalla preziosità della stesura pittorica angelichiana. “Il sapiente, meditato restauro di Lucia Biondi, reso possibile dal finanziamento dei Friends of Florence conferisce alla pala una nuova leggibilità, – sottolinea Angelo Tartuferi, Direttore del Museo di San Marco – il cui dato saliente risulta la percezione di un’assoluta omogeneità tra le diverse parti e, soprattutto, in maniera tale che l’intervento sia veramente avvertibile in maniera assai ridotta. Autentico banco di prova, quest’ultimo, di ogni restauro ben riuscito.” Un’opera dunque raffinatissima in cui colpisce soprattutto la figura della Madonna in un baldacchino tutto in oro zecchino inciso con maestria stupefacente. Le campiture azzurre sono totalmente a base di lapislazzuli, nella sua varietà più preziosa, proveniente dall’Afghanistan. Il largo impiego di oro zecchino e lapislazzuli, un pigmento molto costoso, confermano una committenza importante quale era quella di Cosimo de’ Medici.

“Alcuni dei nostri Friends of Florence sono veri appassionati del Beato Angelico – ha concluso Simonetta Brandolini d’Adda Presidente di Friends of Florence  – e riconoscono la sua meravigliosa maestria e la sua intensa spiritualità come un tratto così evidente in tutte le sue opere. Siamo contenti di aggiungere anche quest’opera nella rinnovata Sala Beato Angelico adesso finalmente riaperta al pubblico”.

Luciano Mazziotta: Luciano Mazziotta è nato a Firenze nel 1960. Giornalista professionista, nel tempo ha lavorato per La Nazione, la Repubblica (redazione di Milano), la Prealpina di Varese e diverse altre testate locali lombarde occupandosi di politica, cronaca, cultura e spettacoli. E’ tornato a vivere a Firenze nel febbraio 2019 dopo 30 anni passati a rincorrere personaggi e a raccontare fatti ed eventi, alcuni anche eclatanti.