Lavoravano e dormivano tra i rifiuti: blitz a Brozzi

Nella foto di repertorio un intervento congiunto Carabinieri-Municipale

Scoperto un laboratorio di pelletteria con postazioni lavoro non a norma e giacigli per la notte. L’operazione condotta da carabinieri, Polizia Municipale a Asl a seguito di diverse segnalazioni

Prima alcune segnalazioni relative alla presenza di topi e rifiuti in un capannone. Poi un esposto ricevuto dalla Stazione dei Carabinieri di Peretola e trasmesso successivamente al sindaco. Infine il blitz di Polizia Municipale, militari dell’Arma e operatori dell’Azienda sanitaria che hanno scoperto un laboratorio di pelletteria utilizzato anche come abitazione.

L’intervento congiunto ha portato alla luce le pessime condizioni in cui si trovava la struttura nella zona di Brozzi. Tutte le finestre erano oscurate con teli, in parte strappati; all’interno erano presenti numerosi macchinari e fustelle per la lavorazione di pelletteria e sette postazioni di lavoro due delle quali in uso. Nei locali sono stati trovati due cittadini cinesi (marito e moglie) e due minorenni (figlio e nipote della coppia). All’esterno è stato invece rinvenuto molto materiale accatastato e alcuni bidoni con scarti di pelletteria. Quando gli agenti della Polizia Municipale hanno chiesto il registro di carico e scarico ai titolari dell’impresa, questo però è risultato mancante. L’impresa, in sostanza, era sconosciuta ad Alia e quindi non pagava la Tari e, presumibilmente, smaltiva i rifiuti delle lavorazioni in modo illegale. Per questo è scattata una maxi sanzione che può arrivare fino a 15.500 euro.
Irregolarità sono state rilevate anche dagli operatori dell’Azienda sanitaria. La ditta, pur iscritta nel registro delle imprese, lavorava in locali non idonei con impianti elettrici non a norma e che venivano utilizzati anche come abitazione: sono stati infatti trovati materassi e giacigli per dormire, e spazi per cucinare. Il tutto fra rifiuti e scarti di pelletteria. Per gli impianti non a norma è prevista la denuncia con l’arresto fino a 6 mesi e ammenda fino a 10mila euro. Infine sono in corso accertamenti per verificare l’autenticità di una serie di borse di marca trovate in alcuni scatoloni.

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