Naccari: “I nostri locali sono sicuri, apriteli anche a cena”

Il presidente di Ristoratori Toscana lancia un forte grido d’allarme se la regione dovesse rientrare in fascia arancione. “Si vuole distruggere la nostra categoria”

Pasquale Naccari è il portavoce di Tni e presidente di Ristoratori Toscana. In alto la partenza della marcia di protesta su Roma di novembre

Aprire i ristoranti anche a cena, rispettando le regole di capienza e sicurezza”. Dopo cinque settimane di permanenza in zona gialla, il possibile cambio di fascia per la Toscana che a fine settimana rischierebbe di diventare arancione provoca la reazione di Pasquale Naccari, portavoce Tni- Tutela Nazionale Imprese e presidente di Ristoratori Toscana, che lancia un vero e proprio grido d’allarme sulla possibile chiusura definitiva di migliaia di attività se la Regione dovesse fare di nuovo i conti con regole più stringenti di contenimento del Coronavirus.

“Il modello Toscana – dice – diventi il modello Italia. Il nuovo Governo deve superare ed eliminare il sistema a semaforo. Da cinque settimane siamo in zona gialla e il numero di contagi è rimasto comunque sotto controllo. Tutte le indagini dimostrano che i ristoranti sono luoghi sicuri: non ci sono prove scientifiche che non lo siano”.

Fornitori da pagare, dispense e frigoriferi pieni, personale che solo da pochi giorni è rientrato a lavoro e che ora rischia di tornare di nuovo a casa. E’ questo lo scenario drammatico tratteggiato da Naccari se l’inasprimento delle regole dovesse essere confermato, aggiungendo anche che non sono accettabili ulteriori restrizioni dopo un anno dallo scoppio della pandemia. “E’ assurdo – continua – che in tutto questo tempo non siano ancora state trovate le misure che possano permettere ai locali di rimanere aperti. La chiusura delle nostre attività non è la soluzione ma solo una scorciatoia”.

E cita un indagine pubblicata in Lombardia sui luoghi di maggior diffusione del virus che evidenzia lo scarso impatto dei pubblici esercizi nella creazione di focolai. “Quelli maggiori – prosegue avvengono a casa il resto a lavoro o in altri luoghi. Solo lo 0,8% è imputabile ai locali. Quindi non ha senso tenerci chiusi. Soprattutto considerando che sia noi che i nostri fornitori sono sottoposti a protocolli che sono tra i più rigidi di Europa. Il sistema a fasce di colore non fa altro che penalizzare poche categorie tra cui la nostra: quella della ristorazione e della somministrazione, uno dei settori che sta soffrendo maggiormente. A questo punto è evidente che chi si ostina ad andare in questa direzione vuole distruggere la nostra categoria. Le istituzioni se vogliono salvare migliaia di posti di lavoro devono aiutarci e soprattutto smettere con queste politiche allarmistiche. Ripeto: i nostri locali sono sicuri e possono rimanere aperti sia il giorno che la sera. Nessuna polemica, sia chiaro. La nostra è una richiesta di aiuto, abbiamo dimostrato di essere una categoria che rispetta le regole”.

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