Nel “Blu Accademia” risplendono i capolavori della Sala del Colosso

La Sala del Colosso nella foto di Guido Cozzi

Da oggi riaperta al pubblico dopo gli imponenti lavori di restauro durati un anno e quattro mesi. L’allestimento, con illuminazione a led di ultima generazione e la particolare tonalità di colore, consente ora di ammirare i capolavori con una luce nuova e affascinante

Un anno e quattro mesi di duro lavoro e imponenti interventi di restauro. Ma alla fine il risultato è letteralmente affascinante con quel “Blu Accademia”, una speciale e unica tonalità di colore scelta appositamente dal direttore Cecilie Hollberg dopo innumerevoli prove, che avvolge tutto e fa risaltare i dipinti e il gruppo marmoreo del Ratto delle Sabine con un impatto visivo che lascia strabiliati.

Da oggi, alla Galleria Accademia, torna visibile al pubblico la straordinaria Sala del Colosso con il nuovo allestimento firmato dal direttore del Museo e dallo storico dell’arte Carlo Falciani. Nuovo è anche l’impianto di illuminazione, a led di ultima generazione anch’esso studiato apposta per esaltare i capolavori esposti. La Sala del Colosso è il primo grande ambiente che si incontra nel percorso espositivo del museo e ospita la collezione della pittura fiorentina del Quattrocento e del primo Cinquecento. Ci sono Ghirlandaio e Baldovinetti, passando per il Perugino e Filippino Lippi senza dimenticare Raffaellino del Garbo, Sogliani e Botticelli.

Il direttore dell’Accademia Cecilie Hollberg

“Quando abbiamo deciso di agire sulle capriate della sala del Colosso, il cui stato verteva in gravi condizioni da anni, con un impianto che perdeva acqua creando pericolose infiltrazioni, è stato necessario disallestire la Sala – racconta Cecilie Hollberg – È stata l’occasione per risistemare l’allestimento della collezione, qui conservata, con luci nuove e pareti colorate, per le quali abbiamo usato uno speciale blu che mi piace chiamare blu Accademia. Le opere sono state distanziate per rendere il percorso più fluido, utilizzando anche supporti più leggeri, meno invasivi, per le didascalie, tutte riviste e cambiate. Con Carlo Falciani, esperto del Cinquecento fiorentino, che mi ha affiancato in questo compito, abbiamo riordinato i dipinti, raggruppandoli per scuole secondo un criterio storico-artistico, oltre che estetico. Ho deciso di annettere la sala adiacente, solitamente utilizzata per le mostre temporanee, ed esporre qui la sezione dedicata al Quattrocento, con anche piccole opere, con l’intento proprio di creare una cornice più accogliente per questi capolavori”.

Sì, perché oltre al nuovo allestimento adesso il percorso di visita si è arricchito di una nuova saletta creata specificatamente per il Quattrocento (qui a destra) in cui sono stati sistemati dipinti come il Cassone Adimari dello Scheggia e la Tebaide di Paolo Uccello, finalmente leggibili in tutti i loro meravigliosi dettagli, che altrimenti avrebbero rischiato di passare poco apprezzati davanti alla maestosità della sala principale. La chiusura temporanea al pubblico è servita anche per rivalutare e documentare lo stato di conservazione delle opere. Così è stato possibile realizzare interventi di manutenzione mirata eseguiti da restauratori specializzati insieme a restauri veri e propri dove necessario Oltre agli interventi di spolveratura, l’attenzione si è focalizzata anche sulle cornici dorate: in particolare quella del dipinto attribuito a Sandro Botticelli, la cosiddetta Madonna del Mare; la cornice a tondo del dipinto del Franciabigio, La Madonna col Bambino, san Giuseppe e san Giovannino, e quella che completa la Adorazione del Bambino con due angeli e san Giuseppe di Lorenzo di Credi.

Per un risultato finale unico, in attesa poi di trasferirsi nella sala attigua dove i visitatori vengono accolti dalla maestosità del padrone di casa: quel David altissimo e bellissimo capace di mettere in soggezione qualunque visitatore si avvicini alla sua grandezza ma anche di “chattare” abilmente con le giovani generazioni che proprio grazie a questa geniale proposta del Museo negli ultimi mesi sono stati i maggiori fruitori delle bellezze dell’Accademia.

Le foto della Sala del Colosso e della Sala del Quattrocento sono di Guido Cozzi

Luciano Mazziotta: Luciano Mazziotta è nato a Firenze nel 1960. Giornalista professionista, nel tempo ha lavorato per La Nazione, la Repubblica (redazione di Milano), la Prealpina di Varese e diverse altre testate locali lombarde occupandosi di politica, cronaca, cultura e spettacoli. E’ tornato a vivere a Firenze nel febbraio 2019 dopo 30 anni passati a rincorrere personaggi e a raccontare fatti ed eventi, alcuni anche eclatanti.