Uffizi, entra nella collezione l’autoritratto di Federico Maria Sardelli

L’artista, direttore d’orchestra, compositore, flautista, musicologo, scrittore, pittore, disegnatore e incisore, lo ha donato oggi alle Gallerie

Nuovo arrivo nella collezione della Galleria degli Uffizi: si tratta dell’Autoritratto del direttore d’orchestra, compositore, flautista, musicologo, scrittore, pittore, disegnatore e incisore Federico Maria Sardelli. Talento poliedrico fin dalla giovane età, Sardelli apprende i rudimenti artistici dal padre Marc, pittore professionista. La sua prima esposizione personale avviene a Livorno all’età di 14 anni; nel 1982 è accolto nell’Accademia delle Arti dell’Incisione e partecipa alla Biennale di Grafica e Incisione. Numerose le mostre personali ed i premi. Dal 2019 è accademico ordinario dell’Accademia delle Arti del Disegno.

“Federico Maria Sardelli sarebbe infinitamente piaciuto al Cardinal Leopoldo – dice il Direttore delle Gallerie Eike Schmidt -, che aveva interessi in tutti i campi, e che non solo aveva iniziato la collezione degli autoritratti, ma che avidamente raccoglieva ogni tipo di arte compresa la grafica, campo in cui il Maestro eccelle. E sarebbe piaciuto moltissimo, al Cardinale, questo autoritratto solo apparentemente austero nei suoi riferimenti cristologici. In realtà è un’opera grondante di suggestioni (l’esempio di Dürer, la tradizione barocca, la Metafisica, l’iperrealismo), di riferimenti culturali, e di sorprendente, matura confidenza negli strumenti operativi principali dell’artista: la mano, l’occhio, e quell’orecchio – il richiamo musicale – che fuoriesce dalla costrizione della mascheratura grigia e ne invade il campo”.

Nell’Autoritratto 38, donato oggi alle Gallerie e consegnato nelle mani del direttore Eike Schmidt, su un fondo a tempera nera opaca si stagliano settori di pittura a olio, poi verniciata in lucido che raffigurano parti del sembiante dell’Artista – il volto, il collo, la mano destra – assieme a elementi simbolici quali una scelta di libri significativi, un calice di cristallo, un drappo rosso. Il dipinto è stato eseguito all’età di 38 anni, numero che campeggia sulla tela stessa a fissarne memoria. Il dipinto appartiene un periodo in cui Sardelli mirava a coniugare il rigore della sua pittura realistica con una ricerca di carattere simbolista e metafisica. Va adesso ad arricchire la prestigiosa raccolta di autoritratti d’artista della Galleria, la più antica e vasta al mondo, forte di oltre 2000 opere realizzate dal 1400 al Ventunesimo secolo.

“Nel corso della mia vita – aggiunge Sardelli – ho dipinto molti autoritratti. Ne dipingo uno ogni volta che ritengo vi sia un passaggio della mia vita, così, a segnare il cammino. Dipingere autoritratti è molto più difficile che dipingere ritratti perché l’oggetto dell’osservazione coincide con chi osserva: è l’eterno paradosso della mente che indaga sé stessa. Proprio per questo val la pena tuffarsi in questo tentativo di afferrare l’inafferrabile e, magari, segnare un piccolo punto a nostro favore nella quotidiana lotta contro il tempo”.

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