Avrebbe compiuto oggi 90 anni Oriana Fallaci, la più grande giornalista italiana

Avrebbe compiuto 90 anni oggi. E chissà cosa avrebbe detto con la sua irriverente causticità, non soltanto su questo importante genetliaco ma più in generale sul mondo e sulla società che sarebbe stata costretta a vedere. Probabilmente non le sarebbero piaciuti, forse avrebbe commentato nel suo modo perfido e tagliente magari ricorrendo a qualcuna di quelle tipiche espressioni fiorentine che tirava fuori quando era molto arrabbiata, l’amica sigaretta sempre accesa e perennemente infilata tra l’indice e il medio della mano.  Poco incline alle mediazioni, assoluta qualche volta nelle sue convinzioni fino a sfiorare l’estremismo, Oriana Fallaci è stata senza dubbio la più grande giornalista italiana. Quella che ha fatto discutere, polemizzare, incazzare, costringendo i suoi “competitor” del momento a schierarsi, a prendere parte fino a raggiungere vette altissime di veemente polemica scritta e parlata.

Valga per tutti l’esempio de “La rabbia e l’orgoglio” scritto di getto dopo l’attentato alle Torri Gemelle del 2001, il suo ultimo pamphlet contro l’islamismo che ancora oggi suscita reazioni ribollenti e la trasformò da paladina dei diritti civili (sue sono state celebri battaglie in nome dei valori di libertà, autodeterminazione delle donne, difesa dei popoli oppressi, disprezzo per potenti e prepotenti) a vessillo della destra spaccando letteralmente in due l’opinione pubblica. Perché in fondo anche questo era l’Oriana: una personalità forte e complessa che finiva inevitabilmente per dividere e per scontrarsi con chi aveva davanti in quel momento: fosse stato un segretario di Stato come Henry Kissinger, un primo ministro come Indira Gandhi, un dittatore come Gheddafi, un leader della rivoluzione islamica come l’ayatollah Khomeini davanti al quale in segno di sfida, durante l’intervista, si tolse il chador.

Ma Oriana aveva un rapporto complesso anche con Firenze. Non poche volte si era scagliata contro la sua città: una su tutte nel 2002 con la ferocissima (e giusta) polemica affidata alla sua scrittura impetuosa sul Social Global Forum che aveva trasformato la “cristalleria del centro storico” in un bivacco a cielo aperto. Finì bene in quella circostanza, ma la frattura già ampliatasi in occasione de “La rabbia e l’orgoglio” si accentuò ancora di più fino a rischiare di compromettere per sempre i rapporti fra città e cittadina. Non è un caso se ci sono voluti dieci anni e tre sindaci (Domenici, Renzi e Nardella) per arrivare con molta fatica all’’intitolazione di un piazzale davanti alla Fortezza da Basso che a lei non sarebbe piaciuto per niente: quasi una sorta di atto dovuto per togliersi di torno le polemiche che ciclicamente, ogni anno, tornavano in occasione dell’anniversario della sua morte.

Oriana però, anche da lontano, anche nel suo intimo più profondo, era e restava una Fiorentina e portava sempre con sé la sua città: la sua città che la guardava da ultimo con sufficienza e freddezza, ma della quale era innamoratissima fino al punto di farsi riportare a Firenze da New York quando ormai le restavano poche settimane da vivere per poter morire guardando con i suoi occhi magnetici e scrutatori la magnifica bellezza della cupola di San Giovanni e consumando così il suo ultimo ed estremo atto d’amore per la città al termine di una vita vissuta lontanamente da Santa Croce o dal Torrino di San Niccolò. Ma tutta all’insegna della conoscenza, della curiosità e della grande voglia di raccontare gli eventi che in quel momento stavano sconvolgendo il mondo.

Firenze deve molto ad Oriana Fallaci, molto di più di un piazzaletto in uno dei punti più caotici, nevrastenici e trafficati della città. Quasi ad espiazione di chissà quale peccato: forse quello di averle girato le spalle per guardare altrove, ma portando sempre con sé, oltre all’amore sconfinato per “sassi” e monumenti, quelle parole divenute un segno di riconoscimento indelebile: “Fiorentino parlo, fiorentino penso, fiorentino sento. Fiorentina è la mia cultura e la mia educazione. All’estero, quando mi chiedono a quale Paese appartengo, rispondo: Firenze. Non: Italia. Perché non è la stessa cosa”. Buon compleanno Oriana….

Luciano Mazziotta: Luciano Mazziotta è nato a Firenze nel 1960. Giornalista professionista, nel tempo ha lavorato per La Nazione, la Repubblica (redazione di Milano), la Prealpina di Varese e diverse altre testate locali lombarde occupandosi di politica, cronaca, cultura e spettacoli. E’ tornato a vivere a Firenze nel febbraio 2019 dopo 30 anni passati a rincorrere personaggi e a raccontare fatti ed eventi, alcuni anche eclatanti.