Elena Sofia Ricci, alla Pergola, porta in scena Tennesee Williams

Da martedì 16 la bravissima attrice fiesolana, volto noto di numerose fiction Rai, sarà la protagonista di La Dolce ala della Giovinezza con Gabriele Anagni. Al Teatro Studio invece sono di scena i balletti.

Elena Sofia Ricci e Gabriele Anagni

Da martedì 16 a domenica 21 novembre al Teatro della Pergola (martedì – sabato, ore 20.45, giovedì, ore 18.45; domenica ore 15.45), Elena Sofia Ricci e Gabriele Anagni sono i protagonisti de La dolce ala della giovinezza di Tennessee Williams: scene, costumi e regia sono di Pier Luigi Pizzi. Scritto nel 1952 con debutto a Broadway nel 1959, lo spettacolo parla del gigolo Chance Wayne, che torna nella sua città natale in Florida con la star in declino Alexandra Del Lago, per cercare di riprendersi quello che aveva lasciato nella sua giovinezza, Heavenly, il suo primo amore. «La proposta della Fondazione Teatro della Toscana di pensare a un progetto di regia per La dolce ala della giovinezza – afferma Pier Luigi Pizzi – è stato di grande stimolo e dopo un’attenta lettura, ho accettato, forte del fatto che avrei avuto la presenza nel cast di Elena Sofia Ricci nel ruolo della protagonista. Come d’abitudine il mio progetto comprende l’ambientazione e i costumi. Tennessee Williams ha una straordinaria abilità a costruire personaggi femminili al limite del delirio, sul bordo dell’abisso. Alexandra del Lago, star del cinema in declino, non più giovanissima, alcolizzata e depressa, in fuga da quello che crede un insuccesso del suo ultimo film, cerca un rimedio alla solitudine nelle braccia di un gigolò, giovane e bello, un attore fallito in cerca di rilancio, ma destinato ad una triste fine, una volta che ha perduto il suo unico bene”.

Dreamparade, la coreografia di Marina Giovannini

Al Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ di Scandicci Cob Compagnia Opus Ballet, in collaborazione con il Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni, presenta Dreamparade, la coreografia di Marina Giovannini martedì 16 e mercoledì 17 novembre, ore 21. Ci sono momenti nella storia dell’arte e dell’uomo che lasciano chiari segni di riferimento, indicando la fine di qualcosa e l’inizio di qualcos’altro. Nel mondo dello spettacolo uno di questi è rintracciabile negli anni della Prima guerra mondiale quando, nonostante il conflitto e l’orrore, nascono idee e movimenti nuovi di rottura definitiva con il passato: nel 1917 i Balletti Russi di Diaghilev producono Parade, un balletto in un atto e senza storia, che si rivela esteticamente e filosoficamente lontanissimo dal romanticismo dell’epoca e che vede coinvolti nella sua realizzazione artisti come Pablo Picasso, Erik Satie e Jean Cocteau.

«Sulle tracce di un balletto così distante cronologicamente da noi, la nostra Dreamparade – afferma Marina Giovannini – ricrea un paesaggio surreale, che a tratti appare molto simile agli scenari contemporanei che stiamo attraversando. La promozione di sé stessi oggi sembra quanto mai irrinunciabile e spesso la comunicazione prende la scena ancor prima che ci sia davvero qualcosa da comunicare. E forse torna, come nel secolo scorso attorno alla creazione di Parade, l’urgenza di sapere se lo ‘spettacolo’ non consista solo nel tentativo di trascinare il pubblico a vederlo, in un gioco di seduzione fine a sé stesso, o possa esistere perché capace di trascinarci, con un altro linguaggio, laddove la realtà non prevale, consentendoci di plasmare il pensiero e continuare a sognare, tutti quanti, spettatori e attori della nostra vita.»

Un momento di Shame stupendamente fotografato da Alessandro Botticelli

Con Shame, danze contro la violenza, prodotto da Lyricdancecompany, al Teatro Studio giovedì 18 novembre, sempre alle 21, Alberto Canestro si torna a riflettere sul tema della violenza sulle donne, proponendo con la delicatezza della sua danza una riflessione su un fenomeno sociale ancora di estrema attualità. «Femminicidi e violenze fisiche e psicologiche sulle donne continuano a riempire le pagine di cronaca – afferma Canestro – è quindi ancora necessario diffondere messaggi positivi di rispetto e di nonviolenza. Le donne che ispirano queste nuove coreografie sono donne che riescono a trovare in loro la forza di uscire da situazioni di sopraffazione, a trasformare la violenza subita in elementi di rinascita, che affrontano e vincono la vergogna che annichilisce e rende impotenti”.

Luciano Mazziotta: Luciano Mazziotta è nato a Firenze nel 1960. Giornalista professionista, nel tempo ha lavorato per La Nazione, la Repubblica (redazione di Milano), la Prealpina di Varese e diverse altre testate locali lombarde occupandosi di politica, cronaca, cultura e spettacoli. E’ tornato a vivere a Firenze nel febbraio 2019 dopo 30 anni passati a rincorrere personaggi e a raccontare fatti ed eventi, alcuni anche eclatanti.