“Entrata gratis anche nei weekend”: la protesta delle mamme di Boboli

La protesta delle mamme di Boboli

Il nuovo decreto del Governo sulle riaperture dispone il pagamento di tre euro per l’ingresso al Giardino nei fine settimana. Valleri: “Boboli deve tornare ai fiorentini”

“Fate pena, ridateci Annalena” urlano i bambini attaccati al cancello di Boboli che si affaccia su via Romana; “Malandrini, ridateci i quattrini”. L’ultimo decreto riaperture del governo che dispone il pagamento di tre euro per l’ingresso nei fine settimana in tutti i musei che superano un milione di presenze all’anno, scatena la protesta oltre che dei piccoli anche dei loro genitori residenti nella zona dell’Oltrarno e di Santo Spirito con cartelli scritti a mano e rallentamenti del traffico.

Tra questi appunto c’è anche il Giardino di Boboli che per i cittadini del centro storico è l’unico polmone verde a disposizione per portare i bambini a passeggio o per la classica boccata d’aria. Non solo, oltre al balzello fino ad ora non dovuto c’è anche la prenotazione dell’entrata almeno 24 ore prima della visita effettiva mentre l’accesso a quello che è uno dei parchi più belli della città se non il più bello in assoluto non solo è sempre stato gratuito grazie a vecchio accordo tra palazzo Vecchio e il Polo museale fiorentino ma con la possibilità di entrare proprio da via Romana alla cosiddetta porta Annalena. Ora invece con la nuova disposizione si è obbligati ad accedere da Piazza Pitti.

Da qui la protesta da parte di una cinquantina di persone riunite ieri pomeriggio di fronte all’entrata di Annalena che, sempre in virtù delle restrizioni, rimarrà chiusa. “Io ho tre bambini, che faccio, pago quindici euro per andare a Boboli? Anche una sola volta a settimana diventa una spesa” dice Valentina Casadei, presidente dell’associazione Giardino dell’Ardiglione, “e poi dovrei farmi la coda in piazza Pitti? Vogliamo poterci entrare liberamente come abbiamo sempre fatto, gratuitamente e comodamente”.

Fabrizio Valleri

Oltre al prezzo da pagare a non andare giù ai cittadini è infatti anche la “scarpinata” fino a Palazzo Pitti, con l’ultimo tratto in salita e la coda all’ingresso. “Per un anziano o per una mamma con la carrozzina può non essere banale” fa notare Carla Guicciardini che da oltre trent’anni vive in lungarno Guicciardini e ricorda come il libero utilizzo del parco sia sempre stato in qualche modo ostacolato: “Anni fa – ricorda – c’era una tessera a pagamento, da rinnovare ogni anno. Poi fu abolita, ma qui c’è sempre qualcosa di nuovo. Sembra un’altra manovra per svuotare il centro storico”. A genitori e piccoli fruitori del Giardino è arrivata la solidarietà dei consiglieri comunali Antonella Bundu (SPC), Mirko Rufilli (Pd) e Lorenzo Masi (M5S) che sottolineano tutti come l’ingresso deve essere mantenuto gratuito e con accesso da via Romana.

Dobbiamo riappropriarci della città – aggiunge Fabrizio Valleri, storico calciante dei Bianchi e titolare di un locale in Piazza Santo Spirito -. Iniziare dalle piccole cose è fondamentale. Boboli deve tornare ai fiorentini. Firenze è di tutto il mondo, ma deve essere fruibile a chi ha la fortuna o sfortuna di abitarci. Stiamo parlando di uno dei giardini più belli del mondo. Tre euro sembra quasi uno schiaffo, una tassa. Della prenotazione neanche parlarne e soprattutto deve essere riaperta l’entrata storica dell’Annalena perché per Santo Spirito è fondamentale”. Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt e il sindaco Dario Nardella auspicano che si tratti di una norma transitoria dettata dalle restrizioni anti Covid e sperano che quanto prima l’obbligo di prenotazione non sia più necessario in modo che “gli abitanti di Firenze possano di nuovo entrare liberamente e senza preavviso nel giardino di Boboli”.

Luciano Mazziotta: Luciano Mazziotta è nato a Firenze nel 1960. Giornalista professionista, nel tempo ha lavorato per La Nazione, la Repubblica (redazione di Milano), la Prealpina di Varese e diverse altre testate locali lombarde occupandosi di politica, cronaca, cultura e spettacoli. E’ tornato a vivere a Firenze nel febbraio 2019 dopo 30 anni passati a rincorrere personaggi e a raccontare fatti ed eventi, alcuni anche eclatanti.