Giornalisti toscani esclusi da Mugello e D&G: “Non siamo una colonia”

Ferrari schierate in tutta la loro bellezza all'autodromo del Mugello

La dura protesta di Ast e Ussi per la mancata concessione degli accrediti per il Gran Premio di Formula 1 e le sfilate di moda a Palazzo Vecchio e Villa Bardini

Il presidente dell’Ast Sandro Bennucci con il sindaco Dario nardella

Firenze torna all’attenzione mondiale con le sfilate di Dolce e Gabbana oggi e domani nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio e al giardino di Villa Bardini, e con il Gran Premio di Formula 1 al Mugello il 14 settembre. Ma i giornalisti fiorentini e toscani non potranno seguire e raccontare gli eventi, almeno in diretta, perché i pass stampa nell’uno e nell’altro caso sono stati riservati soltanto ai reporter che seguono abitualmente i due “circhi”. Insomma, tanto per capirci, quelli accreditati stabilmente.

Una decisione sconcertante quella presa sia dalla maison di moda che dalla Federazione Internazionale dell’Automobile,  che ha provato la durissima reazione del presidente dell’Associazione Stampa Toscana Sandro Bennucci e della delegazione toscana dell’Unione Stampa Sportiva Italiana guidata da Franco Morabito attraverso una nota congiunta.

Non è possibile – scrivono – che la Toscana venga usata come una “colonia” dove allestire eventi, tagliando fuori il sistema d’informazione e, di conseguenza, i cittadini della regione che li ospita. E’ uno schiaffo per tutti”. L’associazione Stampa, insieme al gruppo  toscano giornalisti sportivi, avevano rivolto un appello alle istituzioni, Regione e Sindaco della Città metropolitana in testa, affinchè intervenissero. E in qualche modo la Regione ci aveva anche provato, ma ha dovuto lasciar perdere per l’impossibilità di superare le regole imposte dalla Fia. Stesso discorso per le sfilate di moda dove non è stato possibile l’accredito alla stragrande maggioranza dei giornalisti delle testate toscane interessate a seguire l’avvenimento.

E si trattava di due grandi eventi, caricati in questi giorni e nelle scorse settimane, dal significato della ripresa per una città e per un intero territorio dopo l’esperienza del lockdown: il primo al Mugello atteso da oltre 50 anni e per il quale il Governatore Enrico Rossi aveva disposto una capienza massima di 3.000 persone (prezzi dei biglietti fra 750 e 1.200 euro, letteralmente inconcepibile!): non sarebbe stato quindi difficile ritagliare un po’ di spazio per la stampa. Il secondo “pompato” anche come segnale di grande attenzione verso l’artigianato fiorentino che però non potrà contare su un riscontro ancora maggiore come quello che avrebbero potuto assicurare le testate locali e regionali.  

Il sindacato dei giornalisti – conclude la nota Ast e Ussi – non può non esprimere indignazione per un comportamento di esclusione del tutto inaccettabile e si chiede se abbia senso che vengano ospitati grandi eventi in Toscana se le testate regionali e locali non li possono poi raccontare. Per le sfilate di moda viene detto che si tratta di evento privato, ma è appurato che l’organizzazione è di Pitti Immagine in collaborazione con il Comune di Firenze, la Regione Toscana e la Camera di Commercio, quindi soggetti pubblici e pubblico-privati. Non è possibile che la Toscana venga usata come una “colonia” dove allestire eventi, tagliando fuori il sistema d’informazione e, di conseguenza, i cittadini della regione che li ospita. E’ uno schiaffo per tutti”. Da qui un nuovo appello, rivolto a tutte le istituzioni, e anche ai candidati alla presidenza della Regione, “perchè sia fatto in modo, d’ora in avanti, che chiunque organizzi eventi pubblici (o privati con la collaborazione del pubblico) in Toscana, coinvolga pienamente il territorio e i suoi media”.

Luciano Mazziotta: Luciano Mazziotta è nato a Firenze nel 1960. Giornalista professionista, nel tempo ha lavorato per La Nazione, la Repubblica (redazione di Milano), la Prealpina di Varese e diverse altre testate locali lombarde occupandosi di politica, cronaca, cultura e spettacoli. E’ tornato a vivere a Firenze nel febbraio 2019 dopo 30 anni passati a rincorrere personaggi e a raccontare fatti ed eventi, alcuni anche eclatanti.