Pessina smentisce Nardella: “Possibile vendere il Franchi”

Alla conferenza stampa Comune-Soprintendenza sul futuro dello stadio il dirigente apre anche alla copertura dell’impianto e alla creazione di curve interne che avvicinino gli spettatori al campo di gioco
Dario Nardella e Andrea Pessina

Riqualificare il Franchi si può, ma si potrebbe anche vendere. “A patto però che ci sia un percorso preciso che detti questo processo ed esista la volontà della proprietà (il Comune ndr) insieme alla autorizzazione della Soprintendenza che viene data al compratore solo a patto che intenda valorizzare il bene culturale. Non in termini economici ma in senso di esaltare ulteriormente i valori rappresentati dal bene stesso”.

L’affermazione che non ti aspetti e in un certo senso smentisce quanto detto qualche minuto prima dal sindaco Dario Nardella arriva direttamente da Andrea Pessina. Lo scenario è la Sala Cosimo I, dove stamattina è andata in scena la conferenza stampa congiunta fra il primo cittadino fiorentino e il responsabile della Soprintendenza per i beni culturali della Toscana per fare il punto della situazione sulla vicenda stadio. Presenti fra i giornalisti anche numerosi consiglieri di opposizione che hanno abbandonato il Salone de’ Dugento, dove in quel momento si stava tenendo il dibattito sul bilancio di previsione 2020, in polemica per la decisione del sindaco di incontrare la stampa in contemporanea con il Consiglio.

Fra i giornalisti anche alcuni consiglieri di minoranza in dissenso con Nardella

Nardella aveva esordito sottolineando che l’obiettivo dell’amministrazione rimaneva comunque quello di far rimanere il Franchi “un luogo vissuto anche più di come è utilizzato oggi”, fermo restando però che il nuovo impianto sportivo dove la Fiorentina andrà a disputare le proprie partite casalinghe dovrà essere per forza alla Mercafir. “Se è vero che Firenze merita uno stadio nuovo – ha aggiunto – dobbiamo anche renderci conto che cosa dobbiamo fare del Franchi che non potrà mai essere di proprietà di un club ma può venir dato solo in concessione. Se una società vuole un impianto di proprietà va per forza costruito nuovo. I beni del demanio non sono alienabili. La priorità è di mantenerne la finalità sportiva ma non è detto che si debba restare limitati al calcio, visto che è stato utilizzato anche per aspetti concerti, la visita del Papa, gare di atletica e di rugby. Io non ho paura di confrontarmi su questo tema”.

La costruzione dell’allora stadio Berta

Da qui l’idea di lanciare a febbraio un forum pubblico diviso in due parti: la sarà aperta ai massimi esperti a livello nazionale di impianti sportivi e architettura e urbanistica, con un invito speciale per il ministro dei beni culturali Franceschini. La seconda sarà un coinvolgimento di tutta la cittadinanza come occasione di forte confronto (alla conferenza stampa era presente il Presidente Pd del Quartiere 2 Michele Pierguidi che negli ultimi mesi si è battuto come un leone per il restyling della stadio e per mantenere la Fiorentina nella sua sede naturale del Campo di Marte).  

Dal canto suo Pessina ha ricordato che “il Franchi è un bene culturale vincolato”, non un monumento nazionale. “I beni culturali da tempo possono essere anche venduti ai privati”. Naturalmente la struttura nel suo complesso non può essere snaturata, “ma questo non vuol dire che non si possano fare interventi segnati anche dalla modernità che siano ben distinguibili da quello che era in origine il Franchi degli anni ‘30”. Tradotto: no a estese demolizioni (vedi Casamonti), sì alla copertura utile sia per il pubblico che per la conservazione del Franchi stesso. Quanto alle curve “una possibile soluzione, tutta da studiare, è quella di non demolirle ma di crearne delle ulteriori interne che avvicinino gli spettatori al campo di gioco trovando poi dei modi intelligenti dello spazio che si verrebbe a creare tra le nuove curve aggiunte e le vecchie curve del Nervi”.

Insomma la Soprintendenza è contraria all’abbattimento del 40% dello stadio, ma è pronta ad analizzare qualsiasi altro tipo di progetto. “Da parte nostra – ha concluso – ci auguriamo che il Franchi continui ad assolvere alla sua funzione, se non si potesse più utilizzare questa struttura sarebbe un peccato per tutta la città”.

Luciano Mazziotta: Luciano Mazziotta è nato a Firenze nel 1960. Giornalista professionista, nel tempo ha lavorato per La Nazione, la Repubblica (redazione di Milano), la Prealpina di Varese e diverse altre testate locali lombarde occupandosi di politica, cronaca, cultura e spettacoli. E’ tornato a vivere a Firenze nel febbraio 2019 dopo 30 anni passati a rincorrere personaggi e a raccontare fatti ed eventi, alcuni anche eclatanti.