Prosegue l’occupazione del ponte di via Baracca

Dopo lo sgombero di ieri della palazzina, continua la protesta dei 50 somali che hanno piazzato le tende in strada. “Non ce ne andiamo senza avere un tetto” dicono mentre monta l’insofferenza della gente per il traffico bloccato. Nel pomeriggio forse una dichiarazione del Comune

Lo sgombero è terminato ieri pomeriggio ma sono circa una settantina le persone che ancora questa mattina erano accampate in strada con le tende sul ponte sopra il Mugnone, poco oltre Piazza Puccini, che rimane ancora bloccato.

I migranti somali avevano trovato ricovero in uno stabile abbandonato di via Baracca che era stato occupato. Ieri l’intervento della Polizia che ha fatto uscire fuori le persone dall’edificio e le ha identificate. Subito dopo sotto il controllo degli agenti sono potute rientrare un attimo per prendere i propri effetti personali e quindi si sono messe a sedere in strada bloccando di fatto la circolazione. Sul posto ancora ieri si era recata l’assessore a Welfare Sara Funaro. Al momento dello sgombero nella struttura c’erano una cinquantina di persone riconosciute e censite a cui se ne sono aggiunte altre 20 chiedendo di essere ospitate dai servizi sociali. La trattativa – avevano poi spiegato dal Comune – per il momento si era conclusa perché gli occupanti pretendevano che venisse data accoglienza anche a coloro che non erano all’interno dell’immobile al momento del riconoscimento da parte delle forze dell’ordine, ma sono arrivati in un secondo momento in via Baracca. 

“I servizi sociali del Comune sono intervenuti in via Baracca trattando le varie situazioni personali per garantire l’accoglienza ai soggetti più fragili – ha chiarito sempre ieri Funaro -. Come sempre abbiamo assolto al nostro compito di offrire accoglienza temporanea a chi ha bisogno, ma non accettiamo richieste che vanno oltre ogni logica. Non è pensabile che il Comune dia accoglienza temporanea a chi non era in via Baracca al momento dello sgombero. Noi ci siamo, siamo al fianco dei più fragili, ma diciamo no alle strumentalizzazioni”. Il Comune ha accolto persone fragili (coppie, donne sole) e uomini, questi ultimi in Albergo Popolare (per un totale di circa 15 persone), mentre alle restanti  35 ha offerto un’accoglienza temporanea sempre all’Albergo popolare. E’ stato anche proposto, per ogni persona accolta, un contributo per le prime necessità alimentari di 15 buoni spesa da 10 euro ciascuno. Queste ultime però hanno rifiutato.

L’occupazione della strada dunque prosegue tutt’ora con il sostegno di MEDU (Medici per i Diritti Umani), che è 10 anni che segue dal punto di vista sanitario i componenti della comunità, e di SiCobas con il suo leader Luca Toscano. Da parte del Comune è ancora aperta la disponibilità di accogliere per circa due settimane una trentina di persone, oltre ai dieci già messi in struttura sempre a tempo determinato, all’Albergo Popolare. Valida ancora l’offerta di bonus alimentari per sopperire alle prime necessità. La situazione però resta in stallo con vigili e polizia a sorvegliare. “Non ce ne andiamo senza avere un tetto ” dicono gli sgomberati. Per quanto riguarda il Comune una dichiarazione potrebbe arrivare nel pomeriggio, mentre cresce l’insofferenza della gente per il traffico bloccato.

Solidarietà ai migranti somali arriva dai consiglieri di Sinistra Progetto Comune Antonella Bundu e Dmitrij Palagi: “Lo Stato – dicono – ordina di togliere un tetto sopra la testa a intere famiglie e il Comune resta in silenzio, scarica ogni responsabilità e si limita a mitigare le conseguenze, offrendo soluzioni parziali, a meno persone che può e senza nessun orizzonte di medio periodo. Come gruppo consiliare eravamo presenti anche in questa occasione, andata in scena nonostante il blocco degli sfratti di cui le istituzioni si riempiono la bocca. Riteniamo grave che non ci fosse nessun servizio di mediazione e che ancora una volta si sia consumata un’azione con caratteri fortemente repressivi, che nel migliore dei casi “spostano” le questioni, ma più spesso aggravano le situazioni di fragilità”.

Luciano Mazziotta: Luciano Mazziotta è nato a Firenze nel 1960. Giornalista professionista, nel tempo ha lavorato per La Nazione, la Repubblica (redazione di Milano), la Prealpina di Varese e diverse altre testate locali lombarde occupandosi di politica, cronaca, cultura e spettacoli. E’ tornato a vivere a Firenze nel febbraio 2019 dopo 30 anni passati a rincorrere personaggi e a raccontare fatti ed eventi, alcuni anche eclatanti.