Una piazza ricorda Lando Conti, sindaco Pri assassinato dalle Br

E’ l’area di circolazione davanti al Palazzo di Giustizia. Il figlio Lorenzo: “Attendiamo con pazienza e tenacia una verità che dovrà arrivare”

Lando Conti

L’area di circolazione davanti al Palazzo di Giustizia tra via Carlomagno, via della Torre degli Agli e viale Guidoni da oggi porta il nome di Lando Conti, sindaco Pri di Firenze dal 1984 al 1985 ucciso da un commando delle Brigate Rosse nel 1986.

La nuova piazza è stata intitolata questa mattina alla presenza del vicesindaco e assessore alla toponomastica Cristina Giachi accompagnata dal vicepresidente vicario del consiglio comunale Emanuele Cocollini, dal presidente del Quartiere 4 Mirko Dormentoni, dalla presidente del tribunale Marilena Rizzo: presenti anche uno dei figli dell’esponente repubblicano trucidato dai terroristi Br, Lorenzo, e Caterina Romagnoli Chelazzi moglie del magistrato Gabriele Chelazzi che all’epoca condusse le indagini.

“Con questa intitolazione – ha sottolineato Giachi – mandiamo un messaggio per l’oggi: un messaggio che dice di un modo di fare politica che ha sempre considerato l’interlocutore un avversario e mai un nemico, di uno stile di impegno nella politica e nelle istituzioni che ha sempre collocato al giusto posto le priorità, sapendo che le persone vengono prima e che i rapporti umani sono un tesoro da custodire al di là di ogni orientamento di pensiero e ideologico. Questo è stato uno dei suoi insegnamenti”.

Conti fu assassinato a 52 anni nel pomeriggio del 10 febbraio 1986, mentre a bordo della sua auto stava recandosi a Palazzo Vecchio dove era in corso una seduta del Consiglio Comunale. Era padre di quattro figli: Lorenzo, Lapo, Leonardo e Stefano. Aveva da poco lasciato la sua abitazione quando al Ponte della Badia il commando brigatista gli tese l’agguato. Una Uno rossa affiancò la macchina del sindaco Pri cominciando a sparare. Conti perse il controllo, un terrorista scese e lo finì riversandogli contro i proiettili di una mitraglietta. Il pubblico ministero Gabriele Chelazzi, riuscì ad ottenere quattro condanne: tre all’ergastolo per all’ergastolo Maria Cappello, Fabio Ravalli e Michele Mazzei, una a 30 anni per Marco Venturini. Ma rimase sempre convinto che almeno altri 7-8 componenti del gruppo di fuoco fossero riusciti a sfuggire alla cattura. 

Dure anche se velate da una profonda amarezza le parole Lorenzo Conti: “Trentaquattro anni sono tantissimi per un riconoscimento, ma questa è Firenze: una Firenze che è ancora divisa tra chi è contro il terrorismo e chi invece lo ha giustificato o forse ancora lo giustifica. Noi attendiamo con pazienza e tenacia una verità che prima o poi dovrà arrivare. Sicuramente è una verità che farà male a tanti perché mentre oggi siamo qui a ricordare un uomo che è stato ucciso con diciassette colpi su un corpo magari qualcuno farà un brindisi. E questo dà profondamente noia. Mi auguro che il tribunale di Firenze si svegli da questo torpore perché non ha più significato. Non so se non si è potuti o voluti arrivare alla verità. Sono stati commessi dei reati anche dalla Procura della Repubblica. C’è un’interrogazione parlamentare sulla mitraglietta skorpion usata per uccidere mio padre e poi nascosta. Prima di dire che non si è potuto forse bisognerebbe misurare meglio le parole e cercare di più la verità”.

Luciano Mazziotta: Luciano Mazziotta è nato a Firenze nel 1960. Giornalista professionista, nel tempo ha lavorato per La Nazione, la Repubblica (redazione di Milano), la Prealpina di Varese e diverse altre testate locali lombarde occupandosi di politica, cronaca, cultura e spettacoli. E’ tornato a vivere a Firenze nel febbraio 2019 dopo 30 anni passati a rincorrere personaggi e a raccontare fatti ed eventi, alcuni anche eclatanti.