Deanna Sardi: “Abbattuto un raro esempio di pineta urbana”

I pini tagliati lo scorso febbraio in Piazza della Vittoria

Dopo il taglio di 24 pini per avviare la riqualificazione di Piazza della Vittoria, l’Associazione difende le 13 essenze per adesso sopravvissute

Deanna Sardi è la portavoce dell’Associazione di Piazza della Vittoria

Quei pini, abbattuti fra il 17 e  il 21 febbraio, erano sani e non costituivano un pericolo per la popolazione. Anzi erano un raro esempio di pineta urbana”. Deanna Sardi, vicepresidente e portavoce dell’Associazione Piazza della Vittoria, allarga le braccia e parla con voce ferma ma tranquilla.

Sono passati dieci giorni dal blitz che ha tagliato altri 24 alberi per favorire l’avvio del progetto di riqualificazione di uno dei siti più conosciuti di Firenze, tra il Ponte Rosso e via dello Statuto, da sempre luogo di aggregazione per giovani e anziani data anche la particolare vicinanza con il liceo Dante. Ma l’opposizione del sodalizio e dei Comitati di cittadini che si battono per non vedere stravolto in maniera definitiva l’assetto della piazza continua con un presidio quotidiano che dispensa informazioni ai passanti e racconta le iniziative fin qui messe in campo per impedire un progetto giudicato sbagliato e deleterio.

“Innanzitutto – spiega Sardi – si dovrebbe parlare di restauro conservativo e non di riqualificazione. A parte questo però la motivazione per l’abbattimento degli alberi, come ha detto in audizione l’agronomo Luigi Sani affidatario della direzione operativa delle opere, era dovuta a ‘opportunità di cantiere’ che ne avrebbero danneggiato le radici: indipendentemente dal loro stato di salute. Queste attività sono: il rifacimento della pavimentazione in resina, la sostituzione dell’impianto di illuminazione a led e soprattutto  la costruzione di un pozzo per portare l’irrigazione ad ogni pino.  Ma chiunque sa che i pini sono alberi rustici e non hanno bisogno di essere irrigati, tanto più che quelli della Piazza usufruiscono di una falda superficiale formata dai rigagnoli, non regimentati nel Mugnone, che scendono dalle colline sul versante est del Monte Morello”.

Sardi punta il dito contro l’amministrazione che a suo dire non ha tenuto conto delle richieste dei cittadini i quali nel 2018  avevano presentato un progetto di restauro conservativo elaborato da due esperti di paesaggistica, lo storico Mario Bencivenni e l’architetto Massimo De Vico Fallani: oltre a ignorare 1.250 firme nel gennaio 2019 che chiedevano di salvare i pini e la proposta di un Progetto Partecipato depositata  il 9 agosto 2019.

“La Piazza – dice ancora Sardi – non era in buone condizioni. Unica causa è la mancata generale manutenzione da 30 anni a questa parte. Ma non si può giustificare che un sito, addirittura in centro storico, venga trattato come se fosse un bagno per cui si demolisce l’esistente e si rifa nuovo partendo da zero. In quale delle piazze rifatte ultimamente, escludendo Piazza San Marco, l’amministrazione è ricorsa al sistema di ‘radere al suolo’?”.

Secca la conclusione della vicepresidente dell’Associazione di Piazza della Vittoria: “I pini dovevano essere abbattuti, indipendentemente dal loro stato di salute, per le attività di cantiere. Ne sono rimasti 13 che è stato detto si vogliono conservare fino alla crescita dei “nuovi soggetti”. Saranno rimessi pini di 4 /5 metri come più volte dichiarato? Ne dubitiamo perché più le piante sono grandi, più diminuisce  la loro capacità di attecchimento. Quello che tenteremo ancora di ottenere  è la conservazione di questi 13: sia per conservare un quadratino di ombra in estati sempre più torride che come ricordo della piazza che fu, dell’amore di alcuni cittadini per gli alberi, di norme violate da chi ci dovrebbe amministrare e da chi dovrebbe tutelare”.

Luciano Mazziotta: Luciano Mazziotta è nato a Firenze nel 1960. Giornalista professionista, nel tempo ha lavorato per La Nazione, la Repubblica (redazione di Milano), la Prealpina di Varese e diverse altre testate locali lombarde occupandosi di politica, cronaca, cultura e spettacoli. E’ tornato a vivere a Firenze nel febbraio 2019 dopo 30 anni passati a rincorrere personaggi e a raccontare fatti ed eventi, alcuni anche eclatanti.