Il destino del Franchi in mano al Ministero

Fiorentina e Palazzo Vecchio, in una lettera, chiedono ai Beni Culturali quali siano gli “elementi testimoniali” da mantenere, fidando nella legge “ad hoc” che consente di bypassare le Soprintendenze

La lunga querelle sul destino del Franchi potrebbe sbloccarsi nei prossimi giorni. Oggi infatti partirà una lettera, destinazione Roma Ministero dei Beni Culturali, nella quale si chiederà quali siano i cosiddetti “elementi testimoniali” dello stadio da preservare nel caso l’impianto progettato da Nervi dovesse essere abbattuto e in parte ricostruito come del resto prevede la legge “ad hoc” approvata dal Parlamento. Nella busta ci sarà anche una missiva del sindaco Dario Nardella in cui si ribadisce che Palazzo Vecchio e la Fiorentina lavorano assieme all’operazione.

Come scrive oggi il Corriere Fiorentino, l’iniziativa è il risultato di una riunione tenutasi in video conferenza tra i principali attori della vicenda: compreso l’architetto Marco Casamonti senza il quale dunque non è possibile nemmeno lontanamente immaginare una soluzione alternativa per il vecchio Comunale che non sia quella di buttare giù e ricostruire da un’altra parte, magari a pochi metri di distanza: una delle ipotesi girate nelle scorse settimane era proprio quella di una specie di “traslazione” dell’impianto dalla posizione dove si trova adesso verso i Campini con una struttura completamente nuova sulla quale poi inserire le parti salvate.

D’altronde la legge, scavalcando il parere della Soprintendenza e lasciando la decisione finale su quello che si può fare o meno al Ministero, lascia mano libera (fin troppo) a qualunque tipo di possibilità: bypassare i vincoli esistenti e appunto abbattere e ricostruire se ci sono “elementi testimoniali” da conservare. Da qui è partita l’idea di chiedere a Roma quali siano queste benedette parti da mantenere, perché il patron viola Rocco Commisso non voleva correre il rischio di presentare un progetto (con tutti i costi economici che comporta) per poi magari sentirsi dire un “no secco”.

La lettera dovrebbe contenere anche le indicazioni generali del progetto di Casamonti. Al ministero spetterà esprimersi su cosa tenere e come: scale elicoidali, tribuna, Torre di Maratona solo per ricordare gli elementi più connotanti l’opera di Nervi. La palla poi tornerà a Casamonti che potrà dire a Commisso come operare e il presidente deciderà se quanto detto risponderà ai suoi interessi. Il ministero avrà 90 giorni di tempi per dare la sua valutazione.

Luciano Mazziotta: Luciano Mazziotta è nato a Firenze nel 1960. Giornalista professionista, nel tempo ha lavorato per La Nazione, la Repubblica (redazione di Milano), la Prealpina di Varese e diverse altre testate locali lombarde occupandosi di politica, cronaca, cultura e spettacoli. E’ tornato a vivere a Firenze nel febbraio 2019 dopo 30 anni passati a rincorrere personaggi e a raccontare fatti ed eventi, alcuni anche eclatanti.