La cancellata “fai da te” di Padre Pagano

La cancellata "fai da te" del Priore di Santo Spirito composta con le panche a protezione del sagrato: era il 25 aprile 2021

Il priore degli Agostiniani, aiutato da alcuni membri della Comunità di Santo Spirito, recinge il sagrato della Basilica e poi suona a distesa le campane in segno di protesta. E monta ancora la rabbia dei residenti: “Per quanto ancora Sindaco e Prefetto vogliono assumersi il rischio di un’altra piazza San Carlo?”

Alla fine, tira e tira, la corda si spezza e la pazienza finisce. E così padre Giuseppe Pagano, priore degli Agostiniani, la cancellata sul sagrato della Basilica di Santo Spirito ha pensato bene di farsela da solo.

Naturalmente rimovibile, trasportando alcune panche fuori dalla chiesa, con l’aiuto dei fedeli, e con queste recingendo il sagrato come ben documentato dalla foto e dalle immagini che proponiamo. Una decisione clamorosa, unica, e che non potrà non avere conseguenze perché fin dalla mattina la piazza e le vie immediatamente adiacenti sono state letteralmente invase da centinaia di ragazzi, ragazze e adulti. In molti per festeggiare il 25 aprile con bandiere, banchetti e musica sparata a palla come da tradizione a ogni festa della Liberazione in quella che da sempre è considerata la piazza storica della sinistra fiorentina. Ma i più per tornare a compiere il rito alcolico ormai irrinunciabile complice l’ormai imminente ritorno in zona gialla della Toscana  e la bellissima giornata quasi estiva che hanno spinto tantissimi a uscire in nome di una ritrovata “libertà” dal Covid.

I resti della ennesima notte alcolica sul sagrato della Basilica, quando i festeggiamenti per il 25 aprile erano già conclusi

“Ci è stato impossibile – racconta padre Pagano – celebrare la messa per il chiasso che proveniva dall’esterno. Abbiamo chiamato la polizia municipale e chiesto un intervento. Ma non è accaduto nulla. Mi chiedo: in un momento del genere, con il virus che ancora è in circolazione, perché è stato autorizzato questo assembramento?”. Ma non è finita qui perché, forse ricordando i tempi delle eterne lotte fra Don Camillo e Peppone di guareschiana memoria (nessuno si offenda per carità, è solo una similitudine che balza agli occhi subito…) padre Giuseppe ha festeggiato a modo suo la Liberazione facendo risuonare le campane senza alcuna interruzione. La presa di posizione della comunità di Santo Spirito è stata ritenuta una provocazione da alcuni dei partecipanti alla manifestazione. E non sono mancate le discussioni anche molto animate tra il priore e un gruppo di ragazzi. A raffreddare gli animi ci hanno pensato le forze dell’ordine che poi si sono limitate ad osservare a distanza parole e assembramenti. La protesta delle panche, come subito è stata ribattezza, era appena iniziata.

Ma torna rabbiosa anche quella degli abitanti che sono stati messi davanti all’ennesima serata alcolica: “Altro che duemila – esplode Camilla Speranza, portavoce del comitato residenti – erano almeno seimila le persone in Piazza Santo Spirito ieri sera. Duemila erano solamente sul sagrato. Non c’è ancora scappato il morto in Santo Spirito per fortuna: ci si domanda per quanto tempo ancora. Prefetto, Sindaco e Questore intendano assumersi il rischio di Piazza San Carlo a Torino acconsentendo, di fatto al permanere di mancata sicurezza in Piazza Santo Spirito, sul sagrato e scalinate della Basilica, per dodici ore sia degli astanti che dei residenti e dei passanti, per non parlare dei danneggiamenti a Basilica, sagrato, scalinata, facciate e proprietà pubblica e privata. La gente continuava a bere, era completamente sbronza, barcollava Barcolla e faceva pipì continuamente sulle facciate della Basilica e delle cade. C’erano laghi di urina che da Via del Presto di San Martino che arrivavano fino a metà di Via de’ Coverelli.  Facciate della Basilica, abside, colonna del Brunelleschi e Palazzo Machiavelli ridotti ad una stalla. L’odore era nauseabondo. Ed erano solo le 20.49″.

Luciano Mazziotta: Luciano Mazziotta è nato a Firenze nel 1960. Giornalista professionista, nel tempo ha lavorato per La Nazione, la Repubblica (redazione di Milano), la Prealpina di Varese e diverse altre testate locali lombarde occupandosi di politica, cronaca, cultura e spettacoli. E’ tornato a vivere a Firenze nel febbraio 2019 dopo 30 anni passati a rincorrere personaggi e a raccontare fatti ed eventi, alcuni anche eclatanti.