L’omelia di Betori: “Mistificazione del reale strumento di presunta realtà”

Il Cardinal Giuseppe Betori (foto presa da Facebook)

Ne vanno di mezzo realtà come la famiglia, la generazione, l’essere padre madre e figlio, la sfera della sessualità in tutti i suoi aspetti: “Il Carro non resti un simbolo: trasformiamoci in luce di vita nuova per gli altri”

Sta prevalendo “un modo di rapportarsi al reale per cui a definirlo è la scelta soggettiva e la volontà di potenza, al di là del bene e del male. Prolifera una cultura che fa della mistificazione del reale uno strumento di presunta libertà”. Lo ha detto oggi il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, durante l’omelia in Cattedrale nella domenica di Pasqua.

Secondo Betori a causa di questa mistificazione, “ne vanno di mezzo realtà come la famiglia, la generazione, l’essere padre, madre e figlio, la sfera della sessualità in tutti i suoi aspetti. Né è più onesto il modo con cui si riconosce, o meglio si misconosce, il lavoro e la sua dignità. O il modo con cui ci si pone di fronte al reo, disattendendo sistematicamente il suo recupero umano e sociale. Per non parlare del riconoscimento della dignità umana di uomini, donne e bambini in fuga da guerre, fame, situazioni sociali di estrema povertà, lasciati morire in viaggi della disperazione, senza che si tenti, da parte della comunità internazionale, di trovare un modello di cooperazione tra i popoli che sia in grado di coniugare le aspirazioni dei poveri e le capacità di accoglienza da parte di chi gode di maggiori risorse. E poi la guerra, tornata a essere strumento di dominio, per dare corpo con la violenza a progetti di egemonia e di potere. Come la comunità di Corinto rischiava di rovinare lasciandosi sedurre da un pensiero che negava di dover distinguere tra bene e male sulla base di un’oggettiva verità, così il nostro mondo rischia di distruggersi nel ribaltamento del rapporto tra verità e libertà”.

Per Betori occorre “vivere con sincerità e con verità, cioè con trasparenza e lealtà, coerenza e rettitudine. Atteggiamenti non molto facili oggi, in un mondo in cui nascondersi sembra un imperativo per affermarsi, dal nickname che fa da velo all’identità per non farsi responsabili di nulla, soprattutto nello spargere fake news e odio, fino alle scatole cinesi dentro cui si celano quanti manovrano le leve delle speculazioni finanziarie o si industriano per inquinare la vita economica, sociale e politica a proprio vantaggio. Pensiamo solo ai tanti problemi di chi, proprio in conseguenza di questi atteggiamenti, resta senza stipendio, con davanti un futuro incerto”. L’arcivescovo ha concluso esortando a farsi “illuminare da Gesù” prendendo lo spunto dallo Scoppio del Carro “simbolo di questa luce anche quest’oggi, portando nel cielo di Firenze il fulgore e la forza di Cristo, della sua Pasqua. L’augurio è che non resti un simbolo, ma che tutti noi ci trasformiamo nella luce di una vita nuova, dono per gli altri”.

Luciano Mazziotta: Luciano Mazziotta è nato a Firenze nel 1960. Giornalista professionista, nel tempo ha lavorato per La Nazione, la Repubblica (redazione di Milano), la Prealpina di Varese e diverse altre testate locali lombarde occupandosi di politica, cronaca, cultura e spettacoli. E’ tornato a vivere a Firenze nel febbraio 2019 dopo 30 anni passati a rincorrere personaggi e a raccontare fatti ed eventi, alcuni anche eclatanti.