Silvio Orlando mette in scena la storia sgangherata di Momò ne ‘La vita davanti a sé’

Il grande attore è il protagonista al Puccini della riduzione teatrale del romanzo di Romain Gray che si svolge nel quartiere multietnico di Belleville tra stili di vita diversi, paure, culture e religioni differenti

Pubblicato nel 1975 da Mercure de France e adattato per il cinema nel 1977 e nel 2020, “La vita davanti a sé” di Romain Gary scritto però sotto lo pseudonimo di Émile Ajar, è la storia di Momò bimbo arabo di dieci anni che vive nel quartiere multietnico di Belleville nella pensione di Madame Rosa, anziana ex prostituta ebrea che ora sbarca il lunario prendendosi cura degli “incidenti sul lavoro” delle colleghe più giovani. Un romanzo commovente e ancora attualissimo, che racconta di vite sgangherate che vanno alla rovescia ma anche di un’improbabile storia d’amore toccata dalla grazia, al centro di un discusso Premio Goncourt dal momento che Gary aveva ottenuto lo stesso riconoscimento quasi vent’anni prima con Le radici del cielo.

Da martedì 8 a venerdì 11 novembre Silvio Orlando, che ne ha curato la riduzione ed è il regista oltre che l’interprete del lavoro vincitore del premio Le Maschere del teatro Italiano 2022 per il miglior monologo, lo presenta al teatro Puccini conducendo lo spettatore dentro le pagine del libro con la leggerezza e l’ironia di Momò diventando, con naturalezza, quel bambino nel suo dramma. Inutile dire che il genio di Gary ha anticipato senza facili ideologie e sbrigative soluzioni il tema dei temi contemporaneo: la convivenza tra culture, religioni e stili di vita diversi. Il mondo ci appare improvvisamente piccolo claustrofobico in deficit di ossigeno I flussi migratori si innestano su una crisi economica che soprattutto in Europa sembra diventata strutturale creando nuove e antiche paure soprattutto nei ceti popolari, i meno garantiti.

Se questo è il quadro quale funzione può e deve avere il teatro. Non certo indicare vie e soluzioni che ad oggi nessuno è in grado di fornire, ma una volta di più raccontare storie emozionanti commoventi divertenti, chiamare per nome individui che ci appaiono massa indistinta e angosciante. Raccontare la storia di Momò e Madame Rosa nel loro disperato abbraccio contro tutto e tutti è necessario e utile. Le ultime parole del romanzo di Garay dovrebbero essere uno slogan e una bussola in questi anni dove la compassione rischia di diventare un lusso per pochi: «Bisogna voler bene».

Biglietti: Platea € 32,00, Galleria € 27,00 (esclusi diritti di prevendita). La biglietteria è aperta ogni giovedì, venerdì e sabato dalle ore 16.00 alle ore 19.00 e un’ora prima dell’inizio dello spettacolo. Biglietti in vendita nel circuito regionale Box Office/Ticketone. Acquisto on line su www.teatropuccini.it. (Info: 055.362067 – 055.210804).

Le foto dell’articolo sono di Gianni Biccari

Luciano Mazziotta: Luciano Mazziotta è nato a Firenze nel 1960. Giornalista professionista, nel tempo ha lavorato per La Nazione, la Repubblica (redazione di Milano), la Prealpina di Varese e diverse altre testate locali lombarde occupandosi di politica, cronaca, cultura e spettacoli. E’ tornato a vivere a Firenze nel febbraio 2019 dopo 30 anni passati a rincorrere personaggi e a raccontare fatti ed eventi, alcuni anche eclatanti.