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La Martinella di Firenze

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Ascoltare e far sentire sicuri i più piccoli, soprattutto passare più tempo con loro

20 Marzo 2020 // La Martinella di Firenze

La chiesa di San Miniato illuminata col Tricolore: un gesto simbolico nei giorni dell’emergenza Coronavirus per ribadire l’unità del Paese in questo momento difficile, la vicinanza alle vittime, a coloro che stanno soffrendo, a tutta la popolazione

Come stare con i bambini e spiegare loro quello che sta accadendo nei giorni della pandemia da Covid-19

Come spiegare ai bambini quello che sta accadendo? Lo abbiamo chiesto a due psicoterapeuti infantili, Marianna Baldini e Pierpaolo Giusti  marito e moglie e genitori di due bambini di otto e cinque anni. Consigli preziosi che arrivano da due  genitori coinvolti nel problema ma con un valido   bagaglio professionale per affrontarlo nel migliore dei modi.

Come spiegare l’epidemia ai bambini?

La Basilica di San Miniato illuminata con i colori del Tricolore

Pierpaolo: Da psicoterapeuti, lavoriamo da anni sia con gli adulti che con i minori. Siamo anche genitori di due bambini (gli stessi due!) di otto e cinque anni, per cui quotidianamente li aiutiamo ad affrontare le loro paure e le loro preoccupazioni. Questo è un momento particolare, però, in cui la paura serpeggia nelle case e nei luoghi condivisi. Un adulto cerca notizie, parla con gli altri, vaglia informazioni (ed è una gran fatica). Ma un bambino?  In primo luogo, la paura si affronta parlando di essa. I bambini non sono in grado, si sa, di verbalizzarla come gli adulti, per cui esistono modalità specifiche con cui farcela raccontare. Un libro letto con l’adulto, un disegno che dia forma alla loro fantasia o una storia raccontata, sono i primi canali che in genere si consigliano e si usano. Ma non basta. È necessario l’ascolto, l’interesse autentico e l’offerta di tutto ciò di cui gli esseri umani hanno bisogno: la coerenza e la sicurezza. Farli sentire al sicuro passa in primo luogo dall’offerta di un ambiente umano costante e prevedibile, che non faccia sorprese. Noi siamo gli adulti e non dobbiamo sottrarci alle loro richieste e domande di chiarimento. Non si deve aver paura di rispondere per proteggerli dalla cruda verità, perché sentono e capiscono e sono in grado di notare anche il nostro celato turbamento. Rendiamola, piuttosto, una verità che possono gestire, con i genitori al loro fianco.

Come rispondere alle loro domande se diventano inquieti e come rassicurarli?

Marianna: Non c’è un libretto delle istruzioni. Possiamo comunque dire che la prima regola per rispondere alle domande che ci pongono i nostri figli è non minimizzare e non ridicolizzare le loro paure, fargli sentire cioè che noi ci siamo e che possono contare su di noi, sempre! È questione d’atteggiamento, più che di parole o frasi. Inoltre ai bambini necessita chiarezza. Gli esseri umani conoscono il mondo per categorizzazioni che pian piano vengono generalizzate. Ma il mondo è comunque un posto complesso e per i bambini ha bisogno di un linguaggio chiaro, che intercetti il loro bisogno di comprensione e che non faccia in modo che il senso di non detto o di sospeso possa rischiare ad esempio di visitare i loro sogni, turbandoli. È opportuno evitare frasi killer come ”Dai che sei grande!” oppure “Ma che paura hai!”: non servono a niente, se non a generare confusione. Immaginatevi a sei anni: sono un bambino, ma devo fare il grande? Se riuscite a motivarglielo…

Questa situazione di segregazione forzata che problemi può far nascere nei bambini e come evitarli?Che giochi sono consigliati e quali sconsigliati?

Pierpaolo e Marianna: Buona parte di noi adesso ha molto tempo da dedicare alle relazioni interpersonali strette. Crediamo sia necessario sacrificare un po’ (non tutte!) le nostre attività per passare più tempo con i nostri bambini. La segregazione forzata può generare problemi legati alla noia e al modo di trascorrere il tempo, che può risultare ripetitivo o usato in modi poco produttivi. Tv (o consolle game) da mattina a sera con in mano un sacchetto di patatine fritte, lo sappiamo tutti, non è il massimo della salute. La sedentarietà rende passivi, più aggressivi ed è amica dell’obesità. Possono manifestarsi, pertanto, in soggetti predisposti, sintomi depressivi, disturbi ansiosi o disturbi del sonno. Per cui programmiamo le giornate riscoprendo anche attività per le quali non abbiamo tempo a cose normali, in modo da arrivare alla sera più stanchi e soddisfatti possibile. Insegniamo ai bambini ad annoiarsi, in modo che la loro creatività siano loro stessi a stimolarla, senza dimenticare che noi dobbiamo essere la loro guida e il loro sostegno. Facciamoci aiutare nei piccoli lavori domestici e non dimentichiamo mai di rinforzare gli atteggiamenti propositivi che hanno. Ultimo, ma non meno importante… la scuola! Volevate dimenticarla? Gli insegnanti si sono organizzati per l’invio di materiali da studiare o compiti da svolgere. Mettiamoci del nostro, considerando che loro passano otto ore a scuola, contro le zero di adesso!

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Argomenti:bambini, Coronavirus, psicoterapeuti

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