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Tre registi, il lockdown artistico e il mondo che verrà

24 Aprile 2020 // La Martinella di Firenze

Alessandro Ingrà, Massimo Di Stefano e Marco Frosini raccontano il prima e il dopo della loro professione

Sembra passato tanto tempo ma sono appena trascorsi circa 50 giorni da quando Alessandro Ingrà, attore regista e cabarettista ha fermato la pre-produzione del suo nuovo film “Un week end al mare”, commedia thriller diretta insieme ai registi Massimo Di Stefano e Marco Frosini. Il lockdown ha bloccato il nuovo progetto.

Un lavoro, quello del cinema, che non potrà riprendere fino a quando il contagio sarà a zero: un lavoro che non è possibile fare con modalità  smart working. I tre registi, già autori e director del film giallo/thriller “Storia di un Inganno”, girato a fine 2013 nel territorio toscano tra Greve in Chianti, Firenze e Fiesole e uscito al cinema e in TV,  raccontano il loro lavoro cristallizzato a quasi due mesi fa.

“Eravamo – dicono – nella fase dei casting, sopralluoghi, ricerca sponsor e organizzazione: di punto in bianco è arrivato questo fulmine al ciel sereno”. Al primo casting, appena la settimana prima del grande blocco, ad ogni attore e attrice a fine provino, Alessandro diceva a tutti la solita cosa: “Inizieremo le riprese a settembre, Coronavirus permettendo!” 

E intanto Marco e Massimo lo prendevano un po’ in giro. Nessuno ancora poteva prevedere quanto sarebbe accaduto. Il contagio zero sarà l’unica possibilità per tornare a lavorare su una produzione. In un film ci sono scene di contatto per gli attori e sul set c’è molta gente anche in una produzione a basso costo. Con la ripresa attualmente programmata, sarà forse possibile fare sopralluoghi e casting, uno ad uno su appuntamento e con il distanziamento sociale e dispositivi di prevenzione.

 “L’atmosfera nelle città è surreale, sembrano enormi set cinematografici abbandonati – aggiunge Ingrà – ma il nostro settore non potrà ripartire se non quando il contagio sarà a zero. E allora le storie riprenderanno a essere raccontate, forse con una consapevolezza e una profondità ancora maggiore. Ora è il tempo della speranza e dell’attesa. I miei nonni mi hanno raccontato tante volte della guerra a Firenze, dell’alluvione del 1966 e mi son sempre detto che con il progresso e la tecnologia eventi così drammatici non sarebbero più accaduti e invece è successo”.

Ma i tre sono convinti che tutto finirà con l’estate e sognano di tornare a girare, a raccontare storie. Intanto scrivono e pensano ad altri soggetti guardando e ringraziando medici, infermieri, volontari che ogni giorno si muovono per dare una possibilità a questo paese. “Una cosa è  certa –  concludono –  l’Italia ce la farà e ripartirà, compreso il cinema ed il teatro”.

Argomenti:cinema, Coronavirus, Lockdown, produzione

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