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Il Papa Medici torna a Firenze

28 Ottobre 2020 // La Martinella di Firenze

Esposizione speciale in Palazzo Pitti per il rientro ‘a casa’ di Leone X, dipinto integralmente da Raffaello, dopo la mostra alle Scuderie del Quirinale sul grande artista urbinate

Dopo aver salutato trionfalmente Roma al termine della mostra allestita nelle scuderie del Quirinale per celebrare i 500 anni della morte di Raffaello, Leone X torna finalmente a casa nella Galleria degli Uffizi e diventa il protagonista assoluto della mostra interamente dedicata al magnifico dipinto: “Raffaello e il ritorno del Papa Medici – restauri e scoperte” a cura del soprintendente dell’Opificio Marco Ciatti e del Direttore degli Uffizi Eike Schmidt che dal  27 ottobre al 31 gennaio 2021 sarà possibile visitare nella sala delle Nicchie della Galleria Palatina di Palazzo Pitti.  L’allestimento è concepito per spiegare e documentare la complessa opera di restauro occorsa al dipinto che raffigura anche i due cugini cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi.

L’immagine ai raggi X del dipinto di Raffaello

Sull’opera sono state compiute numerose analisi scientifiche per poter godere ora della varietà delle sfumature del rosso e delle tonalità cromatiche senza tralasciare i numerosi dettagli che compongono il dipinto. Ed è stato invece grazie alle molte tecniche di indagini preliminari che si è giunti alla conclusione che tutta l’opera è integralmente dipinta da Raffaello. Così è stato possibile rintracciare integralmente la ‘trama’ del dipinto disegnata in origine dall’artista e finalmente sono stati annullati tutti i dubbi di alcuni studiosi che sostenevano che le figure dei due cugini cardinali fossero state aggiunte in un secondo tempo. Oggi è possibile smentire tutto questo: la fitta rete di incisioni che costituiscono l’architettura di sfondo e poi la stesura pittorica di esso, scontornano in maniera precisa le 3 figure. Questo significa che quindi erano già dipinte o almeno già impostate a livello di disegno preparatorio.

Il restauro dell’opera si è reso necessario in quanto il dipinto mostrava pericolosi sollevamenti degli strati pittorici originari oltre a una mancanza di definizione a causa del sovrapporsi di abbondanti anche se raffinate velature di restauro. Il capillare lavoro degli specialisti dell’Opificio di Pietre Dure ha restituito al dipinto la sua originaria e ampissima gamma di sfumature di colore, facendo risaltare la perfezione del dettaglio negli abiti e negli oggetti caratteristica della mano di Raffaello. Al termine della mostra il dipinto troverà la sua collocazione nella Sala di Saturno di Palazzo Pitti in compagnia di una serie di capolavori di Raffaello, tra i quali i ritratti di altri due importanti prelati: quello di Papa Giulio II e quello del Cardinal Bibbiena questo è quanto ha annunciato il direttore Schmidt.

E la riflettigrafia sempre sull’opera raffaelliana

Il dipinto di Raffaello giunse a Firenze nel 1518 in onore dei festeggiamenti nuziali del nipote di Leone X, Lorenzo de’ Medici duca di Urbino, con Madeleine de la Tour d’Auvergne. Ai festeggiamenti partecipava anche il pontefice insieme ai due cugini cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi. Ma è l’ospite di prestigio il Papa a dominare la scena: in un interno austero risaltano i rossi e i bianchi delle vesti, l’oro del mobilio e delle suppellettili preziose. Per far risaltare il suo potere Raffaello gli mette davanti una ricchissima bibbia aperta capolavoro della produzione libraria del Trecento a Napoli. “Con questi oggetti meravigliosi – spiega Schmidt – Raffaello celebra, insieme alla carica suprema del personaggio, anche il gusto raffinatissimo e la cultura di un membro di casa Medici, un intellettuale educato e cresciuto tra le collezioni d’arte più celebri del tempo, degno figlio di Lorenzo il Magnifico.”

Due parole merita il codice miniato aperto davanti al papa. Un oggetto prezioso che gli studiosi identificano in un libro ancora esistente: una lussuosa Bibbia conservata oggi al Kupferstichkabinett di Berlino. La creazione avvenne a Napoli alla metà del XIV Secolo per mano di Cristoforo Orimina che deteneva nella città campana la più importante bottega miniatoria. Il codice è aperto sul principio del Vangelo di Giovanni.

Argomenti:gallerie degli uffizi, Leone X, Raffaello

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