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Imprese, comunicazione e Coronavirus: “Stare zitti non aiuterà, vi farà solo sparire”

27 Marzo 2020 // La Martinella di Firenze

Il decalogo di Marino Pessina e Chiara Porta, Ceo e direttore responsabile di Eo Ipso, agli imprenditori fiorentini per farsi ascoltare ai tempi della pandemia

Marino Pessina e Chiara Porta, Ceo e direttore responsabile di Eo Ipso

“Alla luce della situazione attuale, le aziende che già utilizzano regolarmente i social devono apportare profonde modifiche al linguaggio usuale e quelle che tendono a ignorare o utilizzare poco i social hanno la necessità di creare una conversazione con il pubblico, sfruttando l’intero ecosistema digitale e tutte le diverse tessere all’interno di ciascuna piattaforma. Stare zitti in attesa che tutto passi non aiuterà, servirà solo a farvi scomparire a poco a poco”.

Parola di Marino Pessina e Chiara Porta, Ceo e direttore responsabile dell’agenzia di comunicazione giornalistica Eo Ipso, che danno alcune indicazioni agli imprenditori fiorentini per modellare la propria comunicazione su quanto sta accadendo nel mondo a causa della pandemia da Coronavirus. Anche Firenze, territorio di alberghi, strutture ricettive e aziende, si scontra con il momento. I turisti si sono volatilizzati e gli imprenditori hanno iniziato a ricorrere gli ammortizzatori sociali con la cassa integrazione. Questo delinea un momento particolare per ogni settore produttivo dove anche la comunicazione aziendale deve adeguarsi. 

Secondo i due professionisti della comunicazione il primo presupposto per un gradito scambio di informazioni tra l’azienda e il pubblico è quello di tenere davvero conto delle difficoltà che le persone e nello specifico i dipendenti stanno affrontando adesso. Sarà bene quindi controllare tutti i contenuti programmati prima dello scoppio della pandemia ed assicurarsi che siano coerenti con quanto sta accadendo a livello globale.

Sarà inoltre fondamentale usare un tono consono al momento, e quindi denso di empatia e vicinanza e privo di superficialità, eccessiva ironia o allegria e voglia di scherzare. Non usare poi la precarietà della pandemia per incentivare all’acquisto i consumatori (oggi ci siamo chissà domani…. “Offerta limitata nel tempo! Coronavirus!” solo per fare alcuni esempi forse anche un po’ macabri…) e non dare l’impressione di cavalcare l’onda della pandemia: sarebbe orribile se il potenziale cliente pensasse che si tragga un utile da una simile sciagura. Altro capitolo importante le immagini usate: bisogna evitare di postare foto dove si mostrano passeggiate all’aria aperta in piena libertà, perché si rischierebbe di incrementare la profonda frustrazione del pubblico costretto tra le quattro mura di casa.

Per quanto riguarda invece lo smart-working, Pessina e Porta sottolineano l’importanza di far capire che è cambiata la modalità ma non l’attività e sicuramente non è diminuita la competenza. Dunque vanno pubblicati post con una foto o un video del vostro incontro mattutino tenuto sulle piattaforme digitali che permettono di collegarsi con i colleghi o gli amici. La differenza poi potrebbe farla la capacità di offrire competenze specifiche, vedi i canali social da utilizzare come canale educativo per far sapere alle persone, o ad altre aziende, come potete supportarli. Importante sarà anche offrire un modo per rimanere in contatto mentre tutti praticano il distanziamento sociale andando a potenziare e supportare la comunità, per esempio attraverso lo strumento video.

Altra parte importante promuovere e condividere tutte le azioni che vengono poste in essere dall’azienda contro la pandemia come le donazioni fatte, o la riconversione per produrre mascherine o altri dispositivi di protezione, usando citazioni motivazionali, storie di ispirazione e strumenti pratici. Se la struttura possiede un ufficio stampa, andrà condiviso quello che i media dicono dell’azienda anche sui social; è un modo per aumentare la propria reputazione. Andranno utilizzate più canali social e formati diversi. Nella programmazione della comunicazione aziendale futura bisognerà considerare tutte le varianti possibili. Non dare per scontato che sarà sicuramente finito tutto o risolto e fare i conti con gli elementi della pandemia anche a lungo termine. Che sia il tempo a smentirvi e non errate supposizioni.

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Argomenti:Chiara Porta, Comunicazione, Coronavirus, Eo Ipso, Imprese, Mario Pessina

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