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La Martinella di Firenze

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Quella domenica speciale aspettando un fagottino di pelo

2 Maggio 2021 // La Martinella di Firenze

Cronaca di un’adozione e di una nuova vita che inizia: per un quattro zampe sfortunato proveniente dalla Puglia e per i suoi novelli “genitori”

Macchia appena arrivato si è subito sistemato nella poltrona più comoda e ambita della casa

di D.P.

Domenica 18 aprile ore 5,30: il buio e il silenzio della camera da letto sono rotti da un suono che la maggior parte delle persone non vorrebbe sentire mai. Invece per me e mio marito oggi è il più bel suono che esista. E’ LA SVEGLIA!!!!!! Io non sono mai stata così agile ad alzarmi dal letto, per la prima volta non abbiamo litigato per il bagno e alle 6 eravamo già con la tazzina di caffè in mano: ed eravamo allegri, spensierati e eccitati per quello che ci sarebbe capitato fra poco meno di un’ora.

Ore 6.20: abbiamo sceso gli scalini di casa per arrivare al portone con una tale velocità che 007 dovrebbe prenderci come esempio. Saliamo in macchina e anche lei stranamente si avvia subito: in altre occasioni meno importanti, avendo anche lei un bel po’ di annetti, magari fa un po’ di capricci prima di partire. Ma questa volta no, si avvia subito, sapeva anche lei che stavamo andando incontro a qualcosa di speciale e che la strada del ritorno sarebbe stata diversa.

Ore 6.40: al Punto Blu dell’uscita Firenze Nord dell’A1, il luogo scelto per l’incontro, ci sono diverse macchine parcheggiate: persone che scendono e battono i piedi per scaldarsi, altre che ingannano l’attesa fumando una sigaretta, andando a fare colazione al bar vicino oppure prendendo un caffè e chiacchierando con i bambini. Sì perché ci sono anche i bambini in attesa. E tutte sorridono, sorridono con gli occhi. In pochi minuti formiamo un specie di gruppo di sostegno e sempre sorridendo ci scambiamo i nostri pensieri e le nostre esperienze su quanto stiamo aspettando. Gli occhi sono sempre puntati sull’autostrada e il pensiero di tutti, anche se non viene manifestato, è su un furgone proveniente dal Sud che tarda ad arrivare. Ma finalmente eccolo, ci vede e parcheggia di fronte a noi. Un attimo dopo apre il portellone e si sente un altro rumore meraviglioso provenire dall’interno: un rumore di vita. Una vita che finalmente cambia per una dozzina di esseri viventi e pelosi portati via da un canile della Puglia e destinati a persone amorose fra le quali ci siamo anche noi.

Io mi avvicino con un lenzuolo in mano, pronta ad accogliere questo piccolino nella nostra famiglia. Ed è proprio il primo che scende: lo staffettista chiama “di chi è Macchia?”. Io sono già lì e in un attimo questi 10 chili di peli tremanti e impauriti con due occhi scuri che chiedono solo accoglienza e coccole sono già tra le mie braccia. Porto Macchia in macchina e io siedo dietro per fargli compagnia e confortarlo, lui non si fa molti problemi e inizia subito a leccarmi le mani. E’ stupefacente la fiducia che i cani hanno nelle persone. La veterinaria mi ha detto che Macchia ha preso diverse botte eppure il suo affetto verso le persone è enorme. Arriviamo a casa e c’è un po’ di difficoltà a salire le scale, ma con l’incoraggiamento nostro passa tutto. Giustamente c’è l’inaugurazione immediata di una pipì su un cassettone del ‘500: meno male che nonna non vede, ma tanto da persona meravigliosa e umana quale era da dove è adesso sicuramente starà sorridendo. L’altra tappa è una bella bevuta di acqua fresca, terza tappa giustamente giro della casa e con sei stanze a disposizione ha dovuto esplorare un bel po’. Verso la fine della mattina una passeggiatina fuori ma non è stata una grande idea visto che ad un angolo abbiamo pescato un altro maschio il doppio di lui e c’è stato subito un confronto per niente amichevole. Tornati a casa ha mangiato e finalmente si è tranquillizzato.

Ecco questa è la storia banale e scontata, forse troppo romantica o troppo sdolcinata, dell’arrivo in casa del nostro quattrozampe. Ma  è quello che è veramente successo. E adesso sono 10 giorni che i ritmi di vita sono cambiati. In meglio? Si, diciamo di si anche se cinque volte fuori e la mattina alle 6.15 non è proprio una gioia strabiliante soprattutto se è il 23 gennaio, fuori è ancora buio profondo e ci sono -3 gradi. Ma poi (ed eccola che torna la banalità) guardandolo negli occhi pensi: ma chi se ne frega del lettuccio caldo e del caffè bollente, questa uscita alle 6.15 è la gioia vera.

Argomenti:adozione, Animali, Cani

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