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Ma la pandemia non è una guerra e noi non siamo privati della nostra libertà

22 Agosto 2021 // La Martinella di Firenze

Dopo la scellerata offensiva dei No-Vax che ha portato all’imbrattamento dell’hub vaccinale al Mandela Forum a Firenze e dei Drive Through a Empoli e Castelfiorentino, ospitiamo una riflessione del blogger Riccardo Rescio di I&f RotoWeb Illustrato Arte Cultura Attualità – Italia&friends sulle parole e sull’uso, spesso distorto, che se ne sta facendo da quando è iniziata la pandemia

di RICCARDO RESCIO

Uno dei più grandi errori che l’intera umanità compie, a prescindere da qualsiasi pretesto differenziante, è quello di non considerare con la dovuta attenzione critica, scevra da mistificazioni e subdoli interessi di parte, la storia personale e collettiva di una famiglia, di una comunità, di un popolo. La storia dovrebbe insegnare, ma da sempre non riesce a farlo a tutti in egual misura. Anche la natura dovrebbe essere una buona maestra di vita, a cui però ostinatamente non diamo alcun ascolto. Ebbene, in questo momento, con le conoscenze acquisite, con l’esperienza vissuta, con quella raccontata, uno degli errori più grandi che potremmo fare è quello di lasciarci suggestionare, fuorviare, condizionare, da immagini che nulla hanno a che fare con il momento che stiamo purtroppo vivendo. Evocare parole che hanno una loro insita tragicità e quelle che hanno un immenso valore, in un civile contesto, non possono e non devono essere usate per compiere parallelismi impossibili.

Il Blogger Riccardo Rescio

Il Pensiero, il comportamento, l’azione e il tempo deformato da quella ineluttabile condizione che si verifica durante le guerre, quando ogni attimo, ogni frazione di secondo, delle persone coinvolte è dedicato alla ricerca della difficile, precaria, improbabile, sopravvivenza, non ha uguali. Sono tremende condizioni che non hanno eguali e non possono essere assimilate a niente altro. La parola guerra ha una enorme, tremenda, drammaticità, che non può e non deve essere utilizzata per definire situazioni che nulla hanno a che fare con essa. La maledetta guerra rimane l’inaccettabile, tragica condizione che l’essere umano continua a perpetrare nella sua ottusità.

No, non siamo in guerra, quella guerra convenzionale che conosciamo, che siamo abituati a vedere o solo ad immaginare, noi non siamo in guerra, non si sentono sirene che preannunciano incursioni aeree, non ci sono bombardamenti, non ci sono angusti e precari rifugi in cui ripararsi, non ci sono generi di prima necessità contingentati, non ci sono macerie da scavalcare, non ci sono truppe nemiche occupanti da fronteggiare, non ci sono rastrellamenti a cui sfuggire, non c’è assolutamente niente che possa paragonarsi ai quei momenti che, le cronache giornalistiche, i libri di storia, o gli stessi raccontati di chi quei drammi li ha personalmente vissuti, potranno mai dare la vera misura delle sofferenze personali e collettive al momento subite.

No, non siamo in guerra, anche se abbiamo purtroppo tanti, troppi caduti, colpiti a tradimento da questa tremenda pandemia, anche se i nostri ospedali sono sovraffollati, anche se molti operatori della sanità stanno pagando un tributo altissimo, questa maledetta pandemia non la possiamo e non la dobbiamo considerare una guerra.
Questa è, e resta una stramaledetta pandemia, uno dei tanti eventi che sciaguratamente si ripetono in modo ciclico, come i terremoti, le eruzioni, le alluvioni, i maremoti, tutte manifestazioni naturali che l’uomo avrebbe dovuto studiare con la massima attenzione sin dalla notte dei tempi, dedicandoli tutte le possibili risorse, che una atavica, distorta, concezione della vita, ha voluto fossero destinate alla sistematica e sempre più sofisticata distruzione di altri uomini.
La situazione che stiamo vivendo è un tragico evento, che dobbiamo affrontare, con la scienza, la conoscenza e l’intelligenza, senza armi di distruzione, senza aggiungere morte alla morte, utilizzando si la forza, ma unicamente quella della ragione. Chi invece sfrutta questa particolare congiuntura a fini di intorpidire le acque, in modo che sia sempre più difficile individuare il fondo, sa di poter contare su di uno zoccolo duro che, a prescindere dalla scienza, dalla conoscenza e dal buon senso, si lascia imbonire divenendo strumento di offesa in mano di chi ha tutt’altri interessi da perseguire. Non siamo in guerra e tanto meno non siamo privati in alcun modo della nostra libertà.

Argomenti:guerra, pandemia, parole, uso

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